La Polizia di Stato in questi giorni ha sequestrato assegni bancari postdatati per un valore di 470.000 euro emessi da un socio della “INIZIATIVA APRILIA srl” a favore del figlio di P. E., sessant’anni, legato da sempre agli ambienti della droga, elargiti come corrispettivo della cessione del 50 % della Azienda già sequestrata in passato, nel cui complesso societario figurano 4 terreni edificabili con concessione per la costruzione di un centro commerciale mai realizzato.
Nel novembre 2013 la POLIZIA DI STATO sequestrò un complesso di beni, su ordine del Tribunale di Latina riconducibili a P. E.. Il sequestro di questi giorni è maturato nel corso della gestione ordinaria, dell’asse immobiliare e societario sequestrato l’anno scorso al nucleo familiare dell’uomo curata dall’Amministratore Giudiziario. Di lui tutte le cronache giornalistiche hanno molto parlato, negli anni 90, quando fu tratto in arresto dalla Criminalpol di Roma per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’operazione denominata “Tridente”. La pericolosissima organizzazione criminale, che aveva l’esclusiva del traffico di stupefacenti sull’intero litorale romano e pontino si vide infliggere un duro colpo, infatti vennero messe le manette a circa una ventina di persone tra cui anche P.E.. Il gruppo che la costituiva fu considerato il nucleo storico dell’associazione malavitosa che in passato faceva capo al noto boss Frank Coppola. Dopo gli arresti, nel prosieguo delle indagini, gli investigatori rinvenirono, sotterrato nel terreno pertinente alla villa di P.E., 15 Kg di cocaina per un valore stimato di circa dieci miliardi di vecchie lire.
Il Tribunale ha ritenuto che le utilità su menzionate, per un valore complessivo di 470 mila euro, costituiscano, al pari di tutti gli altri beni, “provento o reimpiego di attività delittuose”,confermando tutte le argomentazioni già illustrate nel provvedimento ablativo emesso proprio un anno fa.
Il valore del sequestro eseguito nel nomenbre 2013 si aggira sui 2 milioni e mezzo di euro (costituito da 8 beni immobili ,n.2 autovetture, n.9 conti correnti, n. 3 libretti postali, n. 2 imprese individuali, n. 2 quote societarie) ed è basato su un’ipotesi investigativa dal quale emerge che gli “averi” di P. E. e dei suoi familiari conviventi sono da considerarsi frutto di un accumulo illecito anche perché tutte le disponibilità appaiono indiziariamente sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati dal nucleo familiare e per questo motivi i giudici ritengono che possano essere il risultato di attività illecite ovvero ne costituiscano il reimpiego.
Dopo questa integrazione di sequestro l’ultimo tassello sarà la discussione finale della misura di prevenzione patrimoniale da cui potrebbe seguire la definitiva confisca del patrimonio di P.E..