L’Associazione Valore Donna si rende disponibile per il sostegno psicologico ai figli della vittima, ma non comprende il motivo per cui l’uomo, dopo diverse denunce per maltrattamenti, aveva ancora con sé una pistola.
Ancora una tragedia in famiglia e la vittima è sempre una donna. L’Associazione Valore Donna presente a Cisterna di Latina vive ancor più da vicino la terribile vicenda che ha scosso gli animi della località pontina e quando si tratta di cronaca, di questo tipo di cronaca, è difficile rimanere immobili.
La storia però è sempre la stessa: problemi di coppia irrisolti, poi la crisi, i litigi che diventano brutali e sfociano nella maggior parte delle volte in schiaffi e pugni. Il marito diventa geloso perché la moglie non ne può più del matrimonio. Incapace di accettare l’abbandono, uccide la madre dei suoi due figli: le spara un colpo che le risulterà fatale. Poi rivolge la pistola anche contro di sé e preme il grilletto.
L’Associazione Valore Donna sostiene che l’uomo però non era nuovo a comportamenti violenti: “Tempo fa era stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti. Lui, agente di polizia penitenziaria, perché dopo una denuncia simile, era ancora in possesso di un’arma? Cosa non ha funzionato? La tragedia di Cisterna è solo un esempio di quanto non sia ancora del tutto efficace il sistema di protezione per le donne, nonostante esista per legge”.
“Oggi noi ci rivolgiamo – afferma Valentina Pappacena, presidente dell’Associazione Valore Donna – a chi si prenderà cura di chi è rimasto di quella famiglia. I due bambini della coppia, 6 e 7 anni, se confermato quanto riportato dalla stampa, si troveranno sulle spalle per tutta la vita il peso di aver assistito all’uccisione della madre davanti ai loro occhi per mano del padre. Uno shock terribile, oltre che un lutto profondo per la perdita di entrambi i genitori nello stesso giorno. È per questo motivo che Valore Donna offre loro il sostegno psicologico e psicoterapico di cui hanno certamente bisogno, così come fa con le altre vittime di violenza ed i minorenni che vi restano coinvolti”.
“Questo caso – prosegue Pappacena – ci faccia riflettere ancora una volta sulla scarsa efficacia di certi procedimenti: la denuncia fatta dalla donna quale intervento ha prodotto nelle forze dell’ordine e nella giustizia? Fin troppo spesso le denunce delle donne vengono sottovalutate oppure, per lentezze burocratiche, producono l’effetto contrario. Il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti”.
Il drammatico e forse evitabile tragico epilogo vede altri due vittime innocenti, i figli. Secondo le notizie derivanti da TG nazionali, i bambini (ricordiamo di 6 e 7 anni) avrebbero assistito alla scena, per poi correre via sconvolti verso la signora, vicina di casa, per chiedere soccorso, raccontando poi tutto quello che avevano visto.
L’Associazione sopracitata si offre quindi di portare aiuto psicologico a queste innocenti creature, le vere vittime di questo massacro familiare.
Melania Orazi