Torniamo indietro di un secolo e mezzo, al lontano 1855. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire!” – questo il motto di alcuni lavoratori in Australia che protestavano per le disumane condizioni lavorative alle quali erano costretti a sottostare. Per gli operai (uomini, donne e bambini) gli orari di lavoro erano molto pesanti: dodici, quattordici ore e anche più. Il salario era molto basso, ai livelli della sussitenza, e di solito non bastava nemmeno per soddisfare i bisogni primari (cibo e casa).
L’estensione a livello mondiale dell’industrializzazione comportò di necessità la costituzione di un organismo internazionale dei movimenti operai per una comune difesa e rivendicazione dei loro diritti. Il 28 settembre 1864 nacque a Londra per iniziativa di Karl Marx la prima Associazione Internazionale dei Lavoratori (Prima Internazionale) dove confluirono varie componenti del movimento operaio con proprie ed eterogenee ideologie.
La svolta si ebbe in Europa nel 1889, quando la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale e approvata in Italia due anni dopo. La prima Festa del lavoro si tenne il primo maggio del 1890, per omaggiare i morti nelle manifestazioni operaie USA.
Durante il ventennio fascista, a partire dal ’24, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, in concomitanza con il Natale di Roma. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo.