Filippo Fasano, ex professore di storia e filosofia e militante dell’ANPI di Aprilia, con un lungo comunicato si è scagliato contro gli edicolanti che in questi giorni stanno vendeno i nuovi calendari di Mussolini:
Alcuni edicolanti, anche ad Aprilia, espongono il calendario del Duce, “storico”, “uomo della Provvidenza” c’è scritto, a seconda delle edizioni. Il faccione di Mussolini, responsabile di tante nefandezze, dall’”imperialismo straccione” ma feroce alle leggi razziali del ’38, dall’alleanza con Hitler e corresponsabile dell’immane tragedia della seconda guerra mondiale ai più vergognosi e disumani sistemi concentrazionari che l’umanità abbia mai concepito, il faccione di Mussolini, dicevo, fa capolino tra le riviste di bellezza e gli oroscopi per l’anno che è appena cominciato. Ma non in tutte le edicole.
Secondo l’ex professore i cimeli del ventennio sono oramai reperibili con troppa facilità, tra mercatini dell’antiquariato e commercio online:
La stragrande maggioranza degli edicolanti, per la verità, o perché spontaneamente prova un certo ribrezzo per un personaggio così disgustoso o perché sa, più prosaicamente, di incorrere in una denuncia di apologia del fascismo. Del resto, per i nostalgici e neofascisti nostrani è facile venire in possesso di cimeli del ventennio: nei mercatini dove esistono bancarelle con un variegato armamentario di antiquariato fascista o nazista e dove le istituzioni locali fanno finta di non vedere per inerzia o segreta complicità, oppure al mercato online senza controllo dove tranquillamente ci si può fornire delle varie simbologie nazifasciste che poi appaiono anche nei pubblici cortei e nei raduni dei camerati.
Fasano conclude la nota citando la legge Fiano del settembre 2017 (art.293 – bis del codice penale), approvata dalla Camera ma non dal Senato per la fine della legislatura. «Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
Essa richiama la Legge Scelba del 1952 (che c’è e bisognerebbe farla rispettare). La rende più precisa e severa. A votare contro la legge Fiano sono stati Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Sappiamo come sono poi andate le cose il 4 marzo 2018.