Buona la prima per “Matrimonio a condizione familiare”

Ottimo debutto della compagnia “Loro di Napoli” sul palcoscenico dell’ I. C. Toscanini con la commedia “Matrimonio a condizione familiare”.

Ondata di applausi per la compagnia “Loro di Napoli” che nella serata di ieri ha voluto inaugurare il nuovo palcoscenico dell’ I.C. Toscanini, costruito dalla stessa, con la prima della commedia “Matrimonio a condizione familiare”. Tanti gli apriliani accorsi per assistere all’ esibizione: il numero dei presenti ha toccato i centocinquanta, capienza massima della sala, tanto che per motivi di sicurezza è stato anticipatamente chiuso il botteghino. Non si preoccupino coloro che non sono riusciti a rientrare nel numero: questa sera verrà messa in scena la replica dello spettacolo, stesso posto, stessa ora.

loro di napoli

Successo meritato per i “Loro di Napoli”: grande lavoro del regista e attore Mario Serpillo, autore del testo, e di tutti gli attori della compagnia (Menita Carrozza, Paolo Cascone, Alessandro D’Alessandro, Mario Cireddu, Virginia Corbo, Mariella Esposito, Franco Petrone, Raffaella Casale, Antonio Del Giacco, Palma Lettieri, Michele Cascone, Daniele Catania, Manuel Casale, Alessandro Catania, Dorina Stecca, Francesco Vassallo, Maria e Patrizia De Falco) che in poco tempo sono riusciti a mettere in piedi uno spettacolo esilarante, dai toni comici e giocosi. Tendenza della commedia è di far ridere attraverso lo scherzo, la battuta in dialetto e la rappresentazione caricaturale di tòpoi contemporanei.

“Loro di Napoli” – spiega Mario Serpillo, capogruppo della compagnia – nasce dall’idea di alcune persone che vivono o lavorano nel quartiere Toscanini di Aprilia. Il nome della compagnia prende spunto da “L’oro di Napoli”, capolavoro letterario dello scrittore partenopeo Giuseppe Marotta da cui l’indimenticato Vittorio De Sica ha tratto un celeberrimo film”.

“Il libro – prosegue Serpillo –  racconta in maniera disincantata, malinconica, commovente ma anche ironica e divertente la vita nella prima metà del novecento in un quartiere difficile di Napoli, S. Lucia, quartiere da cui Marotta proveniva e che fu costretto a lasciare per trovare la sua fortuna come scrittore e giornalista a Milano. Egli non rinnegò mai il suo luogo natio tanto da descriverlo in maniera tale da renderne la poesia, trasmetterne i sapori, persino quasi facendone sentire l’odore del mare, attraverso i suoi scritti”. Conclude: “Di questa napoletanità noi siamo orgogliosi, la maggior parte di noi è di origini campane ma non rinneghiamo certamente l’appartenenza alla nuova realtà che ci ospita e dove i nostri figli crescono. Allora il gioco di parole è facile: tutto il mondo è paese con i suoi problemi, i quartieri cosiddetti bene e quelli popolari, che devono però la loro esistenza all’ignoranza e al pregiudizio, e allora per quelli che guardano da fuori che si sentono diversi solo perché vivono in un altro posto e non sentono la condivisione delle difficoltà che non sono solo locali ma universali, tutti questi non sono di Napoli ma si sentono gli altri. Noi invece siamo LORO senza apostrofo questa volta, loro di Napoli, loro della periferia, loro del quartiere Toscanini di Aprilia, loro dell’Africa ecc. Noi ci sentiamo parte del mondo con i suoi guai e la voglia di far qualcosa per cambiare”.

di Jacopo Cascone

 

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