Diario di viaggio: un salto nel futuro

Uno dei testi premiati nel Concorso è stato ambientato nel futuro. Ecco come lo immagina un giovane apriliano

C’è stato spazio anche per il futuro nel Concorso di Scrittura Creativa “Diario di Viaggio. Blogger per un giorno“.

Mattia Pigliapoco, studente dell’Istituto Rosselli, ha ambientato il suo lavoro nel 2027, tra dieci anni.

Una visione di ciò che potrebbe accadere tra poco, con la possibilità di uscire anche dai confini del nostro pianeta.

Ecco il suo testo:

“Mi sono sempre chiesto, anche da bambino: “Siamo soli qui? C’è qualcun altro?”.

Nonostante gli sforzi della NASA e delle altre compagnie non si trovò nulla di sostanziale – nessun indizio, nessuna traccia su cui potevamo scommettere. Sembrava essere un enigma irrisolvibile.

Poi, nel Febbraio del 2017, furono scoperti 7 esopianeti a 40 anni luce da noi, che potenzialmente possono ospitare vita.

8 giorni fa, l’8 Giugno 2027, era pronta la prima spedizione interstellare per visitare TRAPPIST-1e, l’esopianeta ritenuto il più adatto per accogliere forme di vita secondo quanto riportato dalla NASA. Fortunatamente ero stato scelto per partire nella prima spedizione del mondo! Eccitante, eh? È sorprendente pensare che sono passati così pochi anni da quando questi esopianeti sono stati scoperti nel 2017 e quanto è avanzata la tecnologia!

A quel tempo ero nello shuttle a cui ora sono stato assegnato.  Mi sentivo abbastanza solo, ma c’era il mio blog a farmi compagnia! Per divertirmi mi ero portato il mio portatile, quindi non ho nulla da temere. Ah, lo shuttle è comandato da un’intelligenza artificiale – quindi non dovevo guidare io! Non avevo mai visto un’intelligenza artificiale così avanzata prima d’ora, era stupefacente. Fa anche il caffè!

Dopo 7 giorni arrivai su TRAPPIST-1e che per convenienza chiamerò Eve. Era una grande sfera blu, nuvolosa con alcune placche continentali, come la Terra. Il mio punto di atterraggio era una grande foresta con alberi blu che si estendevano fino a 50 metri di altitudine. Erano molto simili agli alberi sul pianeta Terra – il panorama era spettacolare! Le acque erano colorate di un celeste leggero e nel cielo azzurro si potevano osservare le stelle e il braccio della nostra galassia.

Continuai a girare per la foresta trovando vari piccoli insetti di diverse forme che sembravano perplessi di me. Li vedevo osservarmi, ma mi chiedevo come fosse possibile. Potevano essere senzienti come noi?

A un certo punto sentii dei passi più pesanti di quelli che avevo sentivo fino ad ora. Ero preoccupato ma anche curioso, quindi mi accovacciai dietro a una roccia che era poco più grande di me. Sporsi la mia testa dall’angolo e vidi qualcosa che avrebbe cambiato il mondo: un autentico alieno.

Aveva le sembianze di un tipico alieno grigio: indossava una gonna tribale fatta di pelli di animali ed era piuttosto piccolo. Sembrava quasi un.. bambino?

Mi alzai e mi feci vedere. L’alieno si girò e mi notò, facendo un’espressione di sorpresa e sembrò tremare. Misi giù la mia fotocamera per cercare di non intimidirlo. Stetti fermo, guardandolo. Egli era così diverso da quello che ero abituato a vedere sulla Terra che era quasi innaturale.

Il tempo sembrava essere immobile. Due creature provenienti da due diversi pianeti che si incontrano per la prima volta, una scena che avrebbe sconvolto molti.

L’alieno sembrò smettere di tremare e si avvicinò. Iniziai ad avvicinarmi lentamente anche io e offrii la mia mano come gesto di amicizia. Non sapevo se avesse funzionato, non conoscevo la sua lingua, non sapevo se fosse l’unico, ma ero completamente sconvolto. Anche lui lo era, si vedeva nei suoi grandi occhi neri.

Lui mise la sua mano sopra la mia. La sua pelle era diversa dalla nostra, era ruvida e fredda. Sembrò emettere un verso simile a un gatto, ma più alto in tono.

Gli mostrai il mio telefono ed egli lo prese. Era confuso, non sapeva cosa farci, quindi gli mostrai come accenderlo premendo il pulsante di accensione. Aprì la sua bocca come gesto di sorpresa, quindi spensi il telefono e gli feci provare, ridendo. Un sorriso si formò sulla sua faccia quando accese il telefono, provando varie volte.

Gli mostrai come usare alcune app e sembrava contento. Mi divertivo anche io a dir la verità, era la prima volta che mi succedeva qualcosa come questo.

Stavo per fargli vedere qualcos’altro ma lui mi interruppe, restituendomi il telefono. Mi segnalò di seguirlo come facciamo noi, quindi andai dietro di lui.

Mentre camminavo osservavo il paesaggio e scattavo foto; gli animali si facevano vedere di più e sembravano.. felici, anche se lo nascondevano un pò. C’erano varie creature che sembravano come i nostri maiali e mucche, ma più grandi e con il pelo. La gonna dell’alieno era fatta di pelle e quella pelle sembrava provenire da questi animali, quindi di sicuro erano ad uno stadio tribale dell’evoluzione.

Dopo qualche minuto arrivammo a un villaggio che era composto da tende a forma di piramide con un totem centrale che era alto il doppio degli alberi: era maestoso e pieno di illustrazioni tribali; dalla distanza a cui ero non riuscivo a vederle bene, ma era un capolavoro di arte.

L’alieno disse qualcosa in una lingua impossibile da capire per me, chiamò tutte le persone della tribù per farle giungere dove eravamo. Erano in 50: alcuni erano più grandi, altri erano come il mio amico alieno. Mi guardavano intenti per capire non chi fossi ma cosa fossi. L’alieno che incontrai prima gli parlò per qualche minuto; non sapevo di cosa stesse parlando ma ho capito che diceva loro che non ero un nemico.

A quel punto sembravano essere fiduciosi: si avvicinavano uno a uno per scrutarmi. Sembravano curiosi di scoprire cosa fossi, ma ormai ero abituato. È strano come mi sia abituato a degli alieni così velocemente – mi fa riflettere su come sia riuscito a comunicare con qualcuno che non parla la mia stessa lingua e non proviene dalla mia stessa razza!

Feci vedere agli alieni delle foto del pianeta Terra: alcuni puntavano degli elementi come le case o gli umani, altri guardavano shoccati. Risi alle loro reazioni; non perché erano buffe, ma perché ero contento di far conoscere un altro mondo a un’altra razza. Era come la gioia di un’insegnante nell’insegnare a scuola.

Rimasi sul pianeta fino a sera. Mangiai con loro e mi mostrarono tutto il villaggio, mi fecero anche indossare una gonna che poi portai con me e che ora ho appeso al muro della mia stanza. Quello che più mi ha sorpreso è stato il totem centrale e di come gli alieni lo venerassero cercando di interpretarne le illustrazioni. Erano raffigurate storie varie di vita di quelli che presumo fossero i loro antenati: scene incredibilmente simili a quelle che si vivono sulla Terra.

Si fece buio: ormai era tardi e decisi di ripartire verso il mio pianeta. Ero ancora vicino al villaggio quando mi venne incontro l’alieno piccolo e mi.. abbracciò forte come se fossi un suo amico in partenza. È stato un abbraccio indimenticabile: in così poco tempo io e gli alieni siamo diventati subito amici, quell’abbraccio è diventato il nostro modo di comunicare, senza parole, ma con tantissime e vere emozioni. La nostra spontaneità ci ha unito al di là delle nostre diversità.

Mi scese qualche lacrima dall’occhio; ero triste di dover andare, ma dovevo.

Gli presi la mano allo stesso modo in cui fece lui all’inizio del nostro incontro e iniziai ad andare via con gli altri alieni che mi salutavano con sorrisi sulla loro faccia.

di Massimo Pacetti

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