“Fedeltà è più forte del fuoco”. Con questa frase, vogliamo ricordare il sacrificio dello studente cecoslovacco che, il 16 gennaio 1969, si diede fuoco come atto di protesta contro l’occupazione sovietica.
Palach era un ragazzo di vent’anni, – inizia la nota di Sergio Filacchioni, responsabile locale del movimento – uno studente universitario iscritto alla facoltà di filosofia dell’Università Carlo IV di Praga. Visse la stagione delle riforme nel suo paese, la cosi detta “Primavera di Praga” e visse anche la sua brusca fine: nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968, quando le armate dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia reprimendo militarmente ogni forma di contestazione”.
“Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 – continua la nota – Jan Palach si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, e si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale. Si cosparse il corpo di benzina e appiccò il fuoco con un accendino. Rimase lucido, sempre, anche durante l’agonia delle fiamme, anche sul letto di ospedale dove, il 19 gennaio 1969 muore, consegnando alla storia il suo sacrificio.
Nei suoi appunti e articoli, ritrovati in una borsa a tracolla vicino al luogo dell’atto, spicca questo passo: «Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zpravy. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà».
“Palach – conclude la nota – dimostra alla gioventù di tutta Europa che la libertà non è un diritto ammuffito da reclamare come un elemosina. Essa è prima di tutto un dovere, verso se stessi e la propria terra. Perché ricordarlo? Perché ci insegna che esistono valori più alti, anche in questo mondo di numeri e consumo. Virtù come l’onore, la fedeltà e il coraggio devono tornare nei cuori dei studenti italiani che vogliono riprendersi questa Nazione. Perché, come ci insegna il sacrificio di Palach, sono più forti anche del fuoco”.