“Non riuscivamo ad immaginare il vuoto interiore di un essere umano che si accostava un rasoio al polso e si apriva le vene: il vuoto e la calma. E abbiamo dovuto imbrattarci il muso nelle loro ultime tracce, orme fangose sul pavimento, bauli calciati via, respirare per sempre l’aria delle stanze dove si sono uccise. In fondo non contava quanti anni avessero, o che fossero ragazze, ma solo il fatto che le avevamo amate e che loro non avevano udito il nostro richiamo; non ci odono neanche adesso che siamo quassù, nella casa sull’albero, con i capelli radi e un po’ di pancia, e le chiamiamo perché escano dalle stanze in cui sono entrate per trovare la solitudine eterna, la solitudine del suicidio, che è più profondo della morte, le stanze dove non troveremo mai i pezzi per rimetterle insieme”.
Le vergioni suicide, Jeffrey Eugenides
“Le vergini suicide” è il piccolo capolavoro di Jeffrey Eugenides che ha segnato la mia adolescenza. Il libro è scritto in maniera chiara; un modo di scrivere limpido, soprattutto per la “Voce” scelta. A parlare è un narratore “collettivo”, un gruppo di coetanei maschi che una volta diventati adulti rispolverano questo amore infantile, raccontandoci di queste bellissime sorelle e di come hanno perso la vita nel giro di un anno.
Le sorelle Lisbon sono delle bellissime ragazze adolescenti che in comune, oltre a condividere lo stesso DNA, hanno gli stessi capelli biondi, i tanti denti all’interno della bocca e il sedere e le guance rotonde. E un tragico destino.
“Per la maggior parte della gente il suicidio è come la roulette russa. C’è una sola pallottola nel tamburo. Invece la pistola delle sorelle Lisbon era carica. Una pallottola per l’oppressione dell’ambiente familiare. Una per la predisposizione genetica. Una per l’inquietudine legata al contesto storico. Una per l’impeto del momento. Dare un nome alle altre due pallottole è impossibile, ma ciò non significa che non ci fossero”.
Ad aprire le danze è Cecilia, la più piccolina, nemmeno 13 anni: un corto vestito da sposa bianco e una fede da adolescente. Tutto ciò che resta di lei. I ragazzi rievocano quell’anno dall’inizio della morte della piccola fino ad arrivare alla conclusione, tratteggiando dei personaggi che non riusciremo mai a conoscere del tutto: le ragazze per noi resteranno un mistero, esattamente come lo sono per i maschi.
Un libro stupendo a cui vale davvero la pena regalare qualche possibilità.
Buona lettura!