L’infinito Ribelle: Giacomo Leopardi al Cinema

Dieci minuti di applausi e successo di critica per la prima proiezione de “Il giovane favolso” a Venezia

 

Il giovane favoloso ha entusiasmato giornalisti e pubblico nella 71esima edizione della mostra del Cinema di Venezia. Tanti gli applausi dopo le due proiezioni di lunedì e più che positivo il parere della critica.

E’ l’impresa titanica di Mario Martone nel raccontare, con Il giovane favoloso, la vita di Giacomo Leopardi e restituire, con il volto dell’attore Elio Germano, il fuoco e le passioni così contemporanee di un autore che nei manuali di scuola non trova la giusta lettura.

Giacomo Leopardi è un poeta universale, lo passiamo leggere oggi come 2000 anni fa e anche fra 3000 anni e le sue parole ci sembreranno sempre attuali. La sua forza, la sua passione per la vita lo rendono unico. La sua malattia è la sua forza, è il suo valore; la sua anima è in tutti noi, lui ha saputo trasformare in versi e in prosa la ricchezza dell’animo umano in tutte le sue angolature.

Un film che porta in scena la vita di “un ribelle, un uomo nato alla fine del Settecento quasi per caso poiché il suo pensiero era un pensiero mobile, che non apparteneva al suo tempo”. Così lo definisce il regista Mario Martone che ha steso la sceneggiatura attingendo dagli scritti e dai carteggi del Poeta. “Tutto quello che ha scritto Leopardi è connesso alla sua vita ed ecco perché è stato interessante affrontarne la biografia, non per gli aneddoti, ma perché è proprio il rapporto tra vita e poesia che brucia e il cinema è lo strumento ideale per raccontarlo. Le sue poesie non sono state uno sfondo letterario, ma hanno fatto parte dell’azione del personaggio. Non c’è bisogno né di aver studiato la storia italiana, né di conoscere le opere di Leopardi per seguire la sua storia. Per vedere il mio film bastano anima e cuore.”

il giovane favoloso a venezia

Per Elio Germano – Giacomo nel film – un ruolo molto impegnativo: “E’ stato un regalo quello che mi ha fatto Mario offrendomi questo ruolo, sia dal punto di vista professionale che umano, perché è stato un percorso enorme. È sicuramente il film per cui mi sono preparato di più. Sono partito anche io da uno studio “matto e disperatissimo” , ho studiato un’infinità di materiale, tanto che ad un certo punto mi infastidiva il fatto che dovessero iniziare le riprese perché mi sentivo talmente comodo in quella fase di studio. Dare un corpo ed una voce a uno come Giacomo non è stata una sfida, è stato più un trampolino, un bellissimo tuffo”. D’altronde “Senza Elio” spiega il regista nella conferenza stampa dopo la proiezione della prima a Venezia, “il film non si sarebbe potuto fare”.

elio germano in leopardi

Tenero il ritratto di Paolina e del suo rapporto con il fratello delineato da Isabella Ragonese: “Paolina è stata l’unica con cui Giacomo ha mantenuto la corrispondenza fino alla morte. Dalle lettere viene fuori l’amore, l’affetto, la dedizione e l’ammirazione che lei nutriva per il fratello. Giacomo è stato il prolungamento di Paolina, è stato i suoi occhi e le sue gambe. Le ha permesso di uscire, di vedere se i mondi possibili e impossibili che aveva letto nei libri esistevano davvero. Abbiamo cercato di raccontare anche solo con gli sguardi il rapporto tra i due fratelli, un rapporto che non ha bisogno di tante parole ma è fatto anche di piccoli gesti. Per me girare lì, a Palazzo Leopardi, è stato di grande aiuto. Recanati racconta tanto della famiglia Leopardi”.

Anche Massimo Populizio – Monaldo nel film – ricorda i giorni delle riprese a Casa Leopardi. “Abbiamo girato nella Biblioteca di Monaldo, mi ha fatto un po’ impressione sedermi alla sua scrivania. Ricordo che abbiamo spostato delle grosse pietre nere che tutti dicevano di non toccare, perché pare che portino sfortuna. Le avrò toccate centocinquanta volte!” dice ridendo, mentre Martone, ironico, lo riprende “a te è stata data la possibilità, perché interpretavi Monaldo, sono pietre che possono toccare solo i Leopardi!”

Alla presentazione de Il giovane favoloso a Venezia vi erano anche i conti Vanni e Olimpia Leopardi, custodi della casa che è stata il set del film. “Abbiamo messo a disposizione i nostri piatti, la tabacchiera, lo scrittoio, i libri – dice Vanni che ha fatto anche una piccola parte (il cocchiere) – e per noi è stato un grande onore poter aprire le porte del nostro palazzo”. La biblioteca di Monaldo Leopardi che si vede nel film è proprio quella meravigliosa di Recanati con i suoi ventimila volumi, conservata intatta. È autentica, raccontano i discendenti, anche “la breccia“, ossia l’appartamento che il conte Monaldo fece costruire per i figli maschi.”

Ora l’attesa è per l’esito del Concorso che, secondo le prime indiscrezioni, porterà il film di Martone alla sua meritata gloria.

Al cinema lo vedremo il 16 ottobre.

 

Marilena Ferraro

 

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