“Cinema sotto le stelle”, la rassegna cinematografica dell’ Estate apriliana, apre i battenti con “Quo Vado” di Checco Zalone. Quarto film del comico pugliese, campione di incassi nel 2016, dopo Cado dalle nubi, Che bella giornata e Sole a catinelle. Esilarante, ironico e spassoso, Checco Zalone è il protagonista di una commedia dai toni modesti, apparentemente troppo semplici, che si rivelano, a sorpresa, essere le armi vincenti della pellicola: la smorfia, la battuta ad effetto, sono tutte tecniche di cui Luca Medici (in arte Checco Zalone) si serve con l’obiettivo di imprimere nello spettatore i tanti messaggi che il film nasconde.
Non si trattano assolutamente di riflessioni di poco conto, tutt’altro; oggetto di tali osservazioni è il confronto tra la cultura italiana nella sua veste più genuina la quale spesso, per mancanza di attenzione o per desideri privi di senso scade nell’inciviltà e nell’ingiustizia (è il caso del non perfetto rispetto del codice della strada, del sistema di raccomandazioni sul posto di lavoro e della politica del “fine giustifica i mezzi”) e la virtuosa, civile ed efficiente cultura del nord Europa. Zalone veste i panni di Checco, un “giovanotto” a ridosso dei quarant’anni: il suo unico obiettivo nella vita è ottenere un posto fisso nell’ufficio della Provincia. Costantemente alla larga da responsabilità che richiedono forza e volontà, Checco riflette – il paragone potrebbe essere azzardato ma non del tutto fuori luogo – le caratteristiche dell’ inetto, personaggio tipico della narrativa di Italo Svevo: Checco vive con i genitori per evitare le spese per una casa propria, non vuole sposarsi ma rimanere fidanzato per evitare le responsabilità del matrimonio ed è alla ricerca di un’occupazione sicura e poco impegnativa (ottiene il lavoro nell’ufficio provinciale caccia e pesca, in cui la sua unica mansione è quella apporre dei timbri sulle licenze di cacciatori e pescatori). L’equilibrio del suo piccolo mondo perfetto vacilla nel momento in cui il governo approva la riforma della pubblica amministrazione con la quale si provvederebbe a diminuire il numero dei posti fissi. Checco viene convocato al ministero dalla dottoressa Sironi la quale lo pone di fronte ad una scelta difficile: lasciare il posto fisso o mantenerlo venendo messo in mobilità.
Il posto fisso, l’unico scopo nella propria vita, per Checco è sacro, quindi accetta il trasferimento. La dottoressa Sironi, per invogliare Checco ad accettare le dimissioni, lo fa trasferire di volta in volta in diverse località italiane dove è costretto a ricoprire ruoli improbabili e difficoltosi, ma Checco, pur di non cedere, si ambienta in ogni luogo e resiste a tutto. La Sironi stanca della tenacia di Checco decide di farlo trasferire al polo nord, in una Base Scientifica italiana, con il compito di difendere i ricercatori dagli attacchi degli orsi polari. Checco soffre, sta per arrendersi quando conosce Valeria Nobili, una ricercatrice, di cui si innamora. I due si trovano e decidono di iniziare a convivere: il “terrone” Checco, pur di rimanere al fianco della donna che ama si ambienta, fin troppo, alla cultura nord-europea rinnegando tutti quei principi sui quali aveva fondato la propria condotta di vita. Tutto bello, tutto perfetto ma le persone lì sono depresse (la depressione sarà la ragione per cui Checco decide di ritornare in Italia) : il motivo di ciò è sconosciuto ma la risposta è racchiusa indirettamente nel finale.
Un film da non perdere, questa sera appuntamento alle 21:00 al Parco dei Mille con “Quo vado” di Checco Zalone.
di Jacopo Cascone