“Ore 2,16 italiane. Stazione spaziale Tiangong disintegrata sul Pacifico” è il titolo dell’opera d’arte del noto artista Francesco Guadagnuolo per ricordare l’evento scientifico. Arrivata alla fine dei suoi giorni la stazione spaziale cinese Tiangong 1 dopo avere trascorso in orbita 2.375 giorni. L’arco della sua vita in orbita è stata accompagnata da telescopi e radar di agenzie spaziali e centri di ricerca di tutto il mondo.
Guadagnuolo che si occupa, da tempo, dei rapporti arte e scienza, nonché quello che succede nel Cosmo, ha pensato bene di realizzare un’opera che rimanesse nella memoria storica collettiva. Il titolo: “Ore 2,16 italiane. Stazione spaziale Tiangong disintegrata sul Pacifico” l’artista ha realizzato l’elisse della traiettoria nell’impatto con l’atmosfera percependo la rotazione della stazione su se stessa. Oggi che non c’è più ci rimane una testimonianza artistica della vita di questa Stazione spaziale.
Lo studioso di arte e scienza, il critico Antonio Gasbarrini, ha scritto: «La ricerca di Guadagnuolo, a ben riflettere, è tutta protesa alla liberazione di energie: fisiche ed immaginifiche, concorrenziali all’inesauribile creatività in atto nell’universo, infinito che sia. In una prospettiva estetica già protesa al futuro, e perciò sotto l’egida dell’avanguardia, sarà il dialogico confronto tra gli enigmatici segni preimpressi negli abissi dei cieli (le leggi fisiche indagate con molto affanno e con esiti incerti dalla scienza) e quelli inventati dalla sua vulcanica fantasia, a favorire una più attendibile comprensione della verità ultima inscritta nel nostro destino.
Del rinsaldato binomio Arte/Scienza ha saputo ben coniugare l’istanza razionale e tecnologica a quella neo-umanistica. Anche per quest’ultima ragione, forse, l’errabondo “poema visivo” di Guadagnuolo non potrà mai includere la parola fine: la vera arte e la vera poesia si fiutano dalla incompiutezza e dalla provvisorietà di uno statuto dell’opera tutto concentrato nell’instabile nucleo della sua potenziale energia avanguardista protesa ad irraggiarsi in un futuro estetico aperto più che mai»