Viaggio nei luoghi della Battaglia di Aprilia: i combattimenti in città

Proseguiamo il nostro viaggio nei primi mesi del 1944 scoprendo come i combattimenti della Seconda Guerra Mondiale arrivarono all’interno dei confini della città di Aprilia

Una volta consolidate le posizioni dopo i primi scontri avvenuti durante l’Operazione Shingle gli Alleati, ancora in attesa di completare i propri ranghi attraverso l’arrivo di rinforzi provenienti da Napoli, decisero di cominciare ad avanzare. All’inizio furono costretti a rifugiarsi nel bosco che andava dalla Via Anziate (l’odierna Nettunense) fino al territorio di Carano. Solo questa fitta rete di alberi, durante il giorno, permetteva di essere al riparo dei pattugliamenti arei e dei cannoneggiamenti provenienti dai Castelli Romani. All’epoca, infatti, Aprilia era costituita di sole 28 case, e tutt’intorno il territorio era completamente piatto e senza ostacoli alla visuale dei tedeschi. Provare a muoversi di giorno equivaleva ad un suicidio.

Foto: The Factory 1944

LA BATTAGLIA TRA APRILIA E CISTERNA

La Battaglia di Aprilia cominciò il 25 gennaio del 1944. Il giorno prima i soldati britannici arrivarono sul cavalcavia di Campo di Carne e scorsero in lontananza edifici di mattoni rossi e tre ciminiere. Sulle loro mappe segnalarono il punto come “the factory”, la fabbrica, mentre erano invece 28 case, da cui si ergevano l’acquedotto (quello tutt’oggi presente in Via Galilei), la Torre Civica ed il campanile della chiesa di San Michele. Quella fabbrica era Aprilia.

Un altro curioso soprannome fu attribuito alla Pontina, che fu ribattezzata “la pista da bowling”. In quel periodo la futura 148 era in fase di costruzione ed era stato steso solo il primo strato di breccia, che la faceva apparire una lunga pista bianca e piatta. Proprio dalla Pontina, il 25 gennaio, i britannici decisero di avviarsi verso Aprilia, trovandosi a dover fronteggiare il nemico una volta giunti in località Carroceto. Appostati nell’immensa Tenuta Federici (che si estendeva nella zona nord della città, in pratica dove oggi si trovano le aziende poste sulla Nettunense di fronte al Parco Friuli) i tedeschi iniziarono a bombardare le truppe nemiche, costringendole ad una prima ritirata. Il giorno seguente gli Alleati partirono al contrattacco e riuscirono ad impossessarsi della città. Per quanto riguarda le truppe americane, la loro avanzata verso Cisterna trovò i primi ostacoli a Tre Cancelli, portando i comandanti dei battaglioni impiegati ad optare per un nuovo consolidamento del territorio conquistato.

Si era ormai a fine gennaio e le alte sfere militari, sia americane che britanniche, non erano affatto soddisfatte dei risultati ottenuti. Il Generale americano Clarke da una parte ed il Primo Ministro inglese Churchill dall’altra, dunque, decisero di ordinare una accelerazione delle operazioni. Il comandante dell’Operazione Shingle, il Generale americano Lucas, sebbene i mezzi corazzati attesi da Napoli fossero sopraggiunti solo in parte, ottemperò alle richieste. Decise così di inviare due battaglioni di Ranger all’assalto di Cisterna. Ai membri dei reparti speciali fu ordinato di risalire il fosso di Pantano da Isola Bella a Cisterna, per cogliere di sorpresa i tedeschi. Il piano impose ai militari di non utilizzare armi da fuoco durante la marcia, costringendoli a liberarsi delle sentinelle nemiche solo con i coltelli. Giunti a destinazione, però, trovarono molti più nemici di quanti se ne aspettassero. Il Piano Richard attuato dal Feldmaresciallo Kesserling aveva infatti richiamato truppe da vari punti dell’Italia e dell’Europa, compreso il sud della Francia (scelta che favorì l’avanzata alleata dopo lo Sbarco in Normandia, premiando dunque la scelta di Churchill di aprire un nuovo fronte in Italia). I due battaglioni di Ranger, così, si trovarono in schiacciante inferiorità numerica: di 767 uomini, da quella missione ne tornarono indietro solo 6. La maggior parte di loro, circa 450, furono fatti prigionieri ed usati come scudi umani posizionati sulle auto tedesche per scoraggiare la resistenza degli altri componenti della squadra d’assalto. Al termine dello scontro, in aperta violazione della convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra, i Ranger catturati furono fatti sfilare per le vie di Roma. Così facendo, i tedeschi vollero dare un segnale forte agli ex alleati, ora nemici: quelli che si erano presentati come liberatori erano ora prigionieri, e non potevano più aiutare gli italiani.

Foto: The Factory 1944

IL TENTATIVO DI AVANZATA ALLEATO

I britannici, nel frattempo, tentarono di avanzare ancora dopo la presa di Aprilia. Per il 29 gennaio fu previsto un attacco su tre fronti: Via Vallelata, la Tenuta Federici e la linea ferroviaria. Su quest’ultima, nel binario morto che all’epoca si trovava nella stazione di Campoleone, alcuni residenti raccontano che fu posteggiato il treno su cui Hitler soggiornò nelle ore notturne durante la sua visita a Roma del 1938. I nostri compagni di viaggio dell’Associazione The Factory 1944 non hanno avuto riscontri a riguardo, ma viste le fonti da cui arriva questa indiscrezione, riteniamo valga la pena riportare anche questa nota di colore. Ma torniamo alla storia.

Il giorno prima di quell’attacco era previsto un incontro tra i comandanti dei battaglioni scelti per la missione. L’auto che trasportava al briefing otto degli ufficiali responsabili sbagliò strada, finendo nelle mani dei tedeschi. E con loro le mappe riportanti i dettagli dell’attacco. Le conseguenze di questo fatto sono facilmente immaginabili. Oltre al ritardo del via all’operazione alleata, dovuta alla necessità di sostituire il battaglione rimasto senza comandanti, i tedeschi ebbero modo di mettere in atto adeguate contromisure. E quando la notte tra il 30 ed il 31 gennaio partì l’offensiva britannica, fu l’inizio di una vera e propria carneficina. Il battaglione degli Sherwood Forrester fu praticamente annientato: partiti in 116, ne tornarono solo 16; di tutta la Prima Divisione britannica dislocata sui tre fronti d’attacco, ne tornò indietro solo il 40%; 1.300 uomini abbandonarono i campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale o perché fatti prigionieri, o perché feriti, o perché uccisi.

A scontri praticamente ultimati, il 1 febbraio, arrivarono i tanto attesi rinforzi corazzati americani. I britannici non avevano potuto utilizzare i loro perché il terreno argilloso si trasformò, in quell’inverno molto piovoso, in una trappola per i mezzi pesanti. L’arrivo dei soldati statunitensi da un altro lato del campo di battaglia permise ai britannici di ritirarsi. Questa piccola avanzata, in ogni modo, aveva creato una “rientranza” nella linea difensiva tedesca che, a vederla disegnata sulle mappe, dava l’impressione della sagoma di un pollice: per questo lo scontro prese il nome di “Thumb Battle”, la battaglia del pollice appunto.

Foto: The Factory 1944

LA CONTROFFENSIVA TEDESCA

Il 3 ed il 4 febbraio i tedeschi risposero all’attacco britannico mettendo in atto una potente controffensiva. Gli Alleati furono letteralmente travolti dall’avanzata nemica, e furono costretti ad arretrare fino a Via Vallelata. Gli scontri arrivarono fino al cuore di Aprilia, con i britannici che nascosero le proprie vedette nelle case presenti in città.

Nei successivi scontri del 7 ed 8 febbraio Aprilia cadde in mano tedesca. Da Via Vallelata i soldati di Hitler mossero ancora verso Carroceto, dove la loro avanzata fu arrestata dal fuoco di mitragliatrice proveniente dal fosso presente in quella zona all’epoca della battaglia. A scagliare quei proiettili furono dapprima in tre, poi rimase solo il Capitano Sidney che, grazie a questa azione, ottenne la Victoria Cross, la più alta onorificenza militare britannica. Un altro importante riconoscimento fu ottenuto durante la Battaglia di Aprilia, stavolta da parte americana. I rinforzi statunitensi, infatti, riuscirono ad evitare l’accerchiamento nemico alle truppe britanniche, costringendo i tedeschi ad arretrare sulla Via Anziate. La Medaglia d’Onore del Congresso, la prima assegnata ad un militare impegnato sul fronte europeo della Seconda Guerra Mondiale, fu assegnata al paracadutista Huff per il suo contributo a questa azione difensiva. Tra le truppe americane accorse in aiuto dei britannici vale la pena di menzionare anche la 45ª Divisione. Essa era composta prevalentemente da riservisti, ossia da militari richiamati in servizio allo scoppio della guerra. Di questa Divisione facevano parte il 159°, 179° ed il 180° reggimento, formati interamente da nativi americani della tribù dei Pellerossa. Il loro simbolo distintivo, prima del conflitto, era una svastica gialla in campo rosso; allo scoppio della guerra il simbolo giallo fu trasformato in un uccello. Da qui il soprannome “Thunderbird”, “uccello di fuoco”.

Tra il 10 e l’11 febbraio gli Alleati tentarono una controffensiva volta a riconquistare Aprilia. Gli americani utilizzarono gli edifici per nascondere i loro carri armati una volta lanciati gli attacchi contro i mezzi nemici e i tedeschi, di rimando, non si fecero troppi scrupoli ad abbattere gli edifici della città, lasciando a terra le macerie che tutti abbiamo imparato a conoscere attraverso le foto storiche che riguardano quei momenti. Gli Alleati furono costretti a riparare sul cavalcavia della Pontina, con i terrapieni posti ai due lati come ultimo baluardo difensivo della loro posizione. Dopo la riconquista della città, Hitler in persona decise di effettuare una controffensiva su larga scala che avrebbe dovuto “ributtare a mare” i nemici. Il 16 febbraio del 1944 fu dato il via all’Operazione Fischfang: sarà questo il punto di partenza della prossima puntata.

Foto: The Factory 1944

di Massimo Pacetti

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