Viaggio nei luoghi della Battaglia di Aprilia: l’Operazione Fischfang

Il nostro viaggio prosegue dalla seconda metà di febbraio del 1944, quando i tedeschi lanciarono la più vasta controffensiva in terra italiana. E lo fecero proprio durante la Battaglia di Aprilia

La battaglia di Aprilia non vide impegnate solo truppe alleate e tedesche. L’11 febbraio, infatti, Mussolini ordinò al battaglione Nembo, fedele alla repubblica Sociale Italiana, di andare a combattere al fianco dei tedeschi. In un primo momento la 4ª Divisione, che si trovò a combattere al suo fianco, non la vide di buon occhio. Ma quando la Nembo portò a termine con successo una operazione sulla collina di Buon Riposo prendendo dei prigionieri tra le schiere alleate dovette ricredersi. Accompagnati dal grido “Folgore!”, i soldati italiani mostrarono tutto il loro coraggio, venendo tra l’altro decimati in quella operazione. Per onorare questo battaglione, la 4ª Divisione tedesca adottò lo stesso grido di battaglia. Le truppe italiane rimaste fedeli al Duce si distinsero ancora in altre occasioni durante gli scontri avvenuti nel Paese: per questo motivo le SS italiane poterono fregiarsi delle mostrine nere sulle proprie divise, venendo di fatto parificati al corpo tedesco (in precedenza le mostrine italiane erano di colore rosso).

Ma in questa puntata del nostro reportage avevamo promesso di parlare dell’Operazione Fischfang. Accompagnati come sempre dall’Associazione The Factory 1944 addentriamoci ora nella controffensiva tedesca che vide come teatro di battaglia il territorio apriliano

L’OPERAZIONE FISCHFANG

La più vasta operazione pianificata dai tedeschi sul suolo italiano prese il via il 16 febbraio del 1944. Le truppe del Führer avanzarono sui due lati della Via Anziate (come detto riconducibile all’attuale Nettunense), trovando terreni decisamente diversi. Il lato destro, che comprende anche terreni che oggi fanno parte della Tenuta Calissoni Bulgari, punto di partenza del nostro viaggio nel tempo, era particolarmente impervio. Oltre alla irregolarità del terreno, questo lato del fronte presentava la particolarità geografica degli wadi, lunghi e profondi canali di cui parleremo più diffusamente nel prossimo appuntamento, che rendevano praticamente impossibile avanzare con i mezzi corazzati. Dall’altra parte della Via Anziate, invece, il terreno era totalmente piatto, cosa che facilitò entrambi gli schieramenti. Se, infatti, l’avanzata tedesca non incontrò ostacoli di sorta, è altrettanto vero che la visuale degli Alleati risultava completamente sgombra. Ciò permise una carneficina che ricordò i tempi della Prima Guerra Mondiale, con pile di cadaveri che, secondo la ricostruzione di alcuni reduci, impediva di vedere oltre i corpi ammassati.

Per affrontare le difficoltà presenti sul lato destro del nuovo fronte i tedeschi optarono, così come accaduto per gli Alleati al momento dello Sbarco di Anzio (o Nettunia), per l’utilizzo dei paracadutisti “a piedi”, per dare maggiore consistenza ai ranghi impegnati su quel fronte. I soldati di Hitler arrivarono fino a La Gogna, spingendo indietro le truppe avversarie fino a Via Genio Civile. Grazie all’arrivo dei rinforzi, comunque, gli Alleati riuscirono ad arrestare, il 17 febbraio, l’avanzata nemica. Ma erano ormai allo stremo delle forze. Al fronte, infatti, furono inviati tutti gli uomini a disposizione, soldati ed infermieri, feriti rimessi in sesto ed ogni altro uomo in grado di imbracciare un’arma. Fu anche bloccato il sottopassaggio del cavalcavia di Campo di Carne, in cui furono riversati blocchi di cemento che non permettessero ai mezzi tedeschi di avanzare. La situazione era davvero al limite.

Foto: The Factory 1944

LA REAZIONE ALLEATA

A restituire vigore alla resistenza alleata fu l’arrivo dei bombardieri americani provenienti da Foggia, dove era stata installata la più grande base statunitense presente in Italia. Da qui partivano infatti tutti i mezzi destinati operazioni messe in atto in Germania, ma alcuni furono dirottati anche nella zona di Aprilia, in modo da sopperire al momento di difficoltà che stavano attraversando le truppe.

I tedeschi furono travolti dall’incessante lancio di bombe: alcuni prigionieri riferirono che neanche a Stalingrado, una delle battaglie più cruente della Seconda Guerra Mondiale, avevano vissuto una situazione simile. A farne le spese furono anche i civili, quei pochi rimasti, che quando non venivano scambiati per soldati nemici dai due schieramenti si trovavano a fare i conti con questi pesanti bombardamenti.

Tra le truppe tedesche impegnate nell’Operazione Fischfang ci fu un reggimento che Adolf Hitler in persona volle sul campo di battaglia. Si tratta della Lehr, composta da giovani di età compresa tra i 16 ed i 18 anni (alcuni anche più giovani) cresciuti nel mito del Führer. Il capo nazista voleva fare di loro la punta di diamante dell’esercito ariano, e li fece arrivare sul territorio apriliano appositamente da Spandau. A guidare questo manipolo di giovani c’erano degli ufficiali esperti, che però furono i primi a cadere una volta che il reggimento finì sotto attacco. Trovatisi senza più la guida di militari navigati, i ragazzi tanto osannati da Hitler finirono in rotta, abbandonando il campo di battaglia alla prima difficoltà. Difficile attendersi qualcosa di diverso da ragazzi così giovani e alla prima esperienza in battaglia. Ma nonostante questo, la Lehr fu ricomposta e spedita di nuovo a combattere.

La battaglia sul lato destro della Via Anziate, nel frattempo, proseguì. Un battaglione americano, composto da 800 unità, fu accerchiato dai tedeschi che li costrinsero a riparare all’interno delle grotte presenti nella zona Caffarelli. L’attuale conformazione delle grotte è molto diversa da come si presentava all’epoca. I 2 km odierni sono i frutto dello svuotamento delle cave di pozzolana resosi necessario per fornire i materiali alla ricostruzione post bellica. Nel 1944 i cunicoli, sebbene già svuotati per costruire i porti di Genova ed Anzio, erano ben più lunghi. E proprio grazie alla lunghezza e alla tortuosità di quelle grotte gli americani poterono resistere all’assalto nemico. Riuscirono anche a trasmettere la loro posizione ai bombardieri, che attaccarono prontamente la zona senza tuttavia rompere l’accerchiamento nemico. Fu inviato in loro soccorso un corpo di spedizione britannico attraverso lo wadi denominato “lo stivale”, che però fu individuato dai tedeschi e messo sotto attacco. Questo comportò molte perdite umane, cosa che fece cambiare il nome del passaggio ne “lo stivale insanguinato”, di armi pesanti e di rifornimenti di cibo. Arrivati alle grotte, i britannici presero il posto degli americani al loro interno, utilizzando le armi che gli alleati d’oltreoceano avevano con sé e che lasciarono in “dote” ai britannici. Degli 800 statunitensi entrati nelle grotte ne uscirono solo 100, con altrettanti feriti che rimasero all’interno dove ricevettero le cure di un medico militare volontariamente rimasto accanto a loro. La resistenza dei britannici, comunque, durò solo pochi giorni.

Foto: The Factory 1944

GLI SCONTRI A CARANO

Sull’altro lato della Via Anziate, in particolare a Carano, le truppe alleate ressero all’urto tedesco, almeno in un primo momento. In seguito furono costrette ad arretrare fino alla Via Cisternense e rischiarono di cedere, fino a quando il soldato Johnson non ricomparve come un fantasma.

Rimasto gravemente ferito al petto dopo gli scontri in zona Torre del Padiglione, il soldato americano fu abbandonato al suo destino dai suoi commilitoni, e rimase solo con il suo mitragliatore a contrastare l’avanzata tedesca. Caduto a terra stremato dopo aver esploso l’ultimo proiettile, fu creduto morto dai nemici, che lo spogliarono del cappotto e delle scarpe. Quando si riprese penetrò alle spalle nelle linee nemiche, segnando su una mappa tutte le postazioni d’attacco approntate dai tedeschi, consegnandole ai propri compagni una volta rientrato nei ranghi. Non è ancora chiaro come abbia fatto a tornare sano e salvo dai suoi nonostante le ferite riportate, ma la sua azione gli valse il riconoscimento militare più prestigioso in America: la Medaglia D’Onore del Congresso.

Dopo gli attacchi subìti grazie alle informazioni fornite dal soldato Johnson, i tedeschi iniziarono a deporre le armi il 20 febbraio. Dopo un paio di giorni di scaramucce, l’Operazione Fischfang si concluse il 22 febbraio con la vittoria alleata. I due schieramenti avevano perso circa 10.000 uomini. Il Generale Lucas fu rimosso dal Comando e sostituito dal Generale Truscott. Altri 36.000 soldati impegnati in quelle battaglie furono dichiarati inabili al servizio per problemi psicologici. Dei 210.000 militari impiegati (110.000 tedeschi e 100.000 alleati), quasi 50.000 conclusero la loro attività militare qui ad Aprilia.

Foto: The Factory 1944

LA NUOVA OFFENSIVA TEDESCA

Ciononostante, Hitler ordinò un nuovo attacco. L’obiettivo era sfondare a Carano per spingere indietro l’esercito nemico e tagliare il fronte alleato. Grazie ai sistemi di decrittazione e al servizio di spionaggio, americani e britannici riuscirono a conoscere in anticipo i dettagli del piano nemico. Quando la nuova offensiva fu lanciata, il 29 febbraio, si fecero trovare pronti: in un solo giorno furono esplosi 66.000 proiettili, più del doppio di quanto fu sparato in un giorno durante l’Operazione Fischfang.

Un solo battaglione tedesco riuscì a farsi strada in quel muro di fuoco, ma fu ricacciato indietro il 3 marzo, giorno in cui si concluse anche questo nuovo attacco tedesco. Da quel momento iniziò un periodo di stallo lungo quasi un mese che ci permetterà, nella prossima puntata, di approfondire alcuni aspetti non molto conosciuti di quel periodo.

Foto: The Factory 1944

di Massimo Pacetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *