Virginia Carugno, nata e cresciuta ad Aprilia, diplomata con il massimo dei voti presso il liceo classico Antonio Meucci, il 22 luglio scorso si è laureata con 110 L nel corso di laurea triennale denominato “Bachelor of Science in Artificial Intelligence”. Si tratta del primo corso di Intelligenza Artificiale (AI) in Italia, dislocato tra le sedi dell’Università di Pavia, dell’Università Bicocca e dell’Università Statale di Milano.
Virginia, fresca di laurea, ha raccontato a Sferamagazine.it, in una breve intervista, il suo percorso di studi, caratterizzato dall’innovazione e dalla curiosità di apprendere.
Cosa ti ha spinto a scegliere questo corso di laurea? Quale carriera vorresti intraprendere in futuro?
“Inizialmente mi sarebbe piaciuto studiare matematica, non sapevo neanche esistessero corsi di AI, ma ho scoperto per caso questo corso e mi ha incuriosito la sua interdisciplinarità. Uscendo dal liceo classico, l’idea di studiare solo materie scientifiche non mi entusiasmava e un corso che spaziasse fra varie discipline, dall’informatica all’etica, dalla logica alla fisica, mi affascinava molto. Dopo tre anni posso dire che è stata una scelta giusta per non rimanere chiusi in un solo settore, tanto che alla fine ad entusiasmarmi di più non sono stati proprio i corsi di programmazione di AI, ma quelli di una materia più secondaria, ovvero di fisica quantistica. Per questo ho deciso di non continuare gli studi magistrali nel campo dell’AI ma di andare sull’ingegneria quantistica.”
In cosa questo corso è innovativo rispetto ad altri corsi di laurea?
“L’anno in cui dovevo iscrivermi all’università esistevano già corsi di ingegneria con applicazione nel campo dell’AI, anche a Roma, ma il corso di Pavia e Milano era la prima triennale ad occuparsi esclusivamente di questo argomento in tutte le sue sfaccettature, così da poterla applicare in tutti i campi. Rispetto ad altri corsi ci si poteva specializzare già dal triennio in un campo specifico in cui applicare l’intelligenza artificiale fra quattro macroaree: l’economia, la medicina e l’industria, la sociologia e le neuroscienze o la fisica. Di conseguenza la vasta scelta di corsi fra cui scegliere ha reso possibile una personalizzazione del curriculum che ha fatto sì che ognuno potesse studiare ciò che più gli piacesse.”
Elenca dei pro e dei contro sul corso di laurea
“Grazie alla presenza di tre università noi studenti abbiamo potuto sperimentare tre realtà diverse, mentre la presenza di così tante aree disciplinari ha fatto sì che avessimo abbastanza crediti da poterci segnare nelle maggior parte delle magistrali STEM in tutta Europa. In più nel mondo del lavoro oggi tutte le aziende tecnologiche hanno bisogno di esperti di AI, quindi anche da quel punto di vista il corso è molto spendibile, soprattutto all’estero e nelle grandi multinazionali. Tuttavia bisogna considerare i problemi di gestione che un corso interateneo può avere, che sia dover cambiare casa ogni sei mesi o fare da pendolare fra Milano e Pavia. In più, a mio parere, alcune università sembravano aver messo in campo i loro migliori professori (soprattutto nel campo della fisica, delle neuroscienze e dell’AI in senso tecnico), mentre altre non sembravano essersi sforzate così tanto nella scelta, nonostante un corso con così tante prospettive e così richiesto sarebbe quasi dovuto essere la loro punta di diamante.”
Che consigli daresti ai giovani che vivono nell’era dell’AI?
“Ad oggi le AI sembrano un concetto fantascientifico e “figo”, ma che fa anche molta paura. Studiandole parte del fascino viene meno e anche la paura stessa, per questo consiglio in particolare a chi dovrà intraprendere carriere STEM di studiarne le basi, anche solo per avere più possibilità lavorative in futuro. Più che esserne spaventati vanno viste come se fossero una calcolatrice o un dizionario, un semplice strumento da imparare ad utilizzare. Tuttavia se si intende lavorare in questo ambito bisogna partire con l’idea che l’Italia per ora non è un terreno fertile e che all’estero ci saranno sempre più scelte lavorative, per questo è sempre meglio sapere l’inglese e prepararsi a dover studiare o lavorare all’estero.”
Chiara Ruocco