“La situazione denunciata dal Prof. Fasano pone un serio problema di sopravvivenza del
tessuto associativo della Città. Un tema che certamente si trascina da anni e che oggi
non può essere arontato con le sole logiche della contabilità. È giusto e doveroso che
chi ha in uso beni pubblici corrisponda i canoni stabiliti ma, allo stesso tempo, non si
può rischiare di creare un deserto di partecipazione e vita sociale in Città, senza
arontare con sensibilità e visione il tema. Perché il tema di una Città ferita nel profondo
da un’inchiesta sconvolgente sta oggi non solo nella necessità di ristabilire una normalità
nel rispetto delle norme e delle regole di politica amministrativa, ma soprattutto nel
dovere di creare anticorpi sociali e culturali di reazione.
Perché, diversamente, rischiamo di trovarci, tra poco o molto tempo, un deserto nel
quale circoleranno soltanto i predoni.
E in questo, il buon tessuto associativo della Città deve essere salvaguardato e
valorizzato, chiaramente nelle forme che la legge consente, ma con uno sguardo sensibile
e non con mera formalità.
Ecco il senso di questo appello con spirito propositivo al Commissario, quello di
arontare questo suo ucio connettendo sempre il principio di legalità a quello
costituzionale di uguaglianza sostanziale.
E arrotondano, naturalmente, il tema delle associazioni e degli spazi, con uno sguardo e delle scelte larghe. Ecco perché è necessario trovare delle forme di confronto con le realtà
socio-culturali della Città, nelle quali dialogare e preparare il futuro. Aprilia ha l’opportunità di ripartire, non sprechiamola.”