Lo spettacolo ripercorre le tappe brucianti dell’adolescenza di Concetta, un fluire di episodi, l’attesa, i sogni, le speranze di riscatto, le illusioni. Pochi fatti, salienti, un modo di raccontarli impaziente, una solitudine straziante in un corpo di donna ancora adolescente ma già abbastanza consapevole del ruolo delle donne nel paesino siciliano in cui è cresciuta. Le giornate passano uguali: la piazza del paese, i pettegolezzi delle vicine, i pranzi dalla zia, la frustrazione del lavoro che non piace, il costante ricordo del padre che l’ha abbandonata per rifarsi una famiglia. Concetta ascolta i Tokio Hotel e tiene nel cassetto la foto di un Tuareg, un uomo blu, strappata da un libro della biblioteca della scuola (lasciata senza diplomarsi) e fantastica di un mondo dove le donne possano decidere per la loro vita.
BLU è un viaggio di andata-ritorno dalla piccola provincia del Sud alla grande metropoli del Nord, nel corso del quale i sogni di una ragazza si trasformano, perdono innocenza, subiscono violenze ma non si spengono. BLU parla della crescita, del coraggio di fare scelte dolorose e impopolari per rispettare sé stessi, del bisogno di rompere muri di silenzio, della speranza di un cambiamento, anche quando tutto sembra restare immobile e incompiuto, come una casa eternamente in costruzione. BLU è un colore. “Tutti abbiamo un colore dentro, che ci piaccia o no, non ci possiamo fare niente”.
di Jacopo Cascone