Dal 22 luglio al 30 agosto la nuova mostra “hic sunt leones” di Max Papeschi.

Dal 22 luglio al 30 agosto al WeGil la nuova installazione multimediale site-specific di Max Papeschi.

È stato presentato HIC SUNT LEONES, il nuovo progetto multimediale di Max Papeschi, in programma dal 22 luglio al 30 agosto 2020 al WeGil, l’hub culturale della Regione Lazio nel cuore del quartiere Trastevere di Roma. La mostra, a cura di Gianluca Marziani, è promossa dalla Regione Lazio, organizzata da LAZIOcrea in collaborazione con la Fondazione Maimeri e l’art director Flavia Vago e prodotta da GV Srl.

Un’installazione multimediale site-specific attraverso cui Papeschi, famoso per lo spietato sarcasmo delle sue opere, mette in scena la propria personale parodia del Ventennio fascista. L’artista, reduce dal tour mondiale di Welcome to North Korea, ha deciso di ripartire con questo nuovo progetto dall’Italia e ha scelto il WeGil per presentare HIC SUNT LEONES in cui dà libero sfogo alla caustica ironia che contraddistingue la sua poetica.

L’esposizione raccoglie un video darte realizzato in collaborazione con Maurizio Temporin, cinque stampe realizzate con il collage digitale (la tecnica di cui l’artista è pioniere) e due cut-out figures, ultima frontiera installativa di Papeschi. Attraverso accostamenti dissonanti, l’artista demolisce completamente il mito autoritario fascista, svelando la banalità del male insito in esso. Con le sue opere, sovverte la semiotica e invita il visitatore a ridere dei leones e in generale delle proprie paure individuando nello scherno l’arma più efficace per superare i propri timori e avviarsi verso la ripresa.

A completare il percorso espositivo, una selezione di sessanta opere tra le più celebri della produzione papeschiana – da NaziSexyMouse a Just Married, passando per i progetti La Sociédu Spectacle e From Hiroshima with Love, fino ai più recenti The Leader is Present e The Golden Cage – e il video darte It’s All DEVO, sempre in collaborazione con Maurizio Tamporin, creato per l’omonimo brano di Gerald Casale, cantautore statunitense dei DEVO.

Nell’arte di Papeschi, attraverso l’accostamento di immagini patinate e simboli del male, emergono le conseguenze storiche e culturali più estreme provocate dai regimi totalitari prima e dal consumismo poi. L’artista opera una crasi tra immagini iconicheda cui scaturiscono figure ibride mostruose attraverso cui ritrarre tutti gli orrori di una società schiava dei consumi. Papeschi si serve della digital-art per permettere al pubblico di immergersi in scenari allegorici apparentemente “semplici”, innocui, popolati da figure che rimandano al mondo dell’infanzia, ma che nascondono in realtà nuovi messaggi subliminali. Così Topo Gigio, che l’artista identifica quale emblema nazionale del Bene, è in tenuta marziale in HIC SUNT LEONES, Mickey Mouse indossa la divisa nazista in NaziFuckingMouse ed Hello Kitty è sotto arresto in Hell-O-Kitty. Per From Hiroshima with Love e La Société du Spectacle Papeschi s’ispira alla letteratura di George Orwell, per la prima, che affronta la tematica del controllo della storia, e di Guy Debord, per la seconda, in cui l’artista si occupa della distorsione della percezione generata dalla televisione.

L’arte di Max Papeschi è ironica e dissacrante: attraverso i simboli della cultura pop, imbastisce un’efficace comunicazione visuale” dove la provocazione non si compie attraverso la singola opera bensì in una serie di opere che vanno così a raccontare una storia. Una storia fatta di nuovi simboliche trascendono la semplice rielaborazione creativa per parlare di tragedie epocali, grandi dittatori, follie collettive, drammi insanabili e delle derive del capitalismo.

Chiara Ruocco

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