“Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno.” Uno stralcio della celebre poesia “Se questo è un uomo” di Primo Levi.
“Meditate gente”, diceva Primo Levi, di quello che è stato, della distruzione di un uomo, dell’orrore del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Superato quel muro la condizione normale di sopravvivenza umana, veniva in un solo istante cancellata: via gli abiti, le scarpe, i capelli, addirittura il nome, ma ricordarlo era la loro forza, perché dietro a quel nome loro erano.
Scrive Primo Levi nel suo romanzo “Se questo è un uomo” (1919-1987):
“Essi [gli altri prigionieri di Auschwitz] popolano la mia memoria della loro presenza senza volto, e se potessi racchiudere in una immagine tutto il male del nostro tempo, sceglierei questa immagine, che mi è familiare: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia di pensiero.”
Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’Armata Rossa sovietica liberarono il campo di concentramento tedesco di Auschwitz, ad ovest di Cracovia, nel sud della Polonia. Quando l’esercito russo varcò il celeberrimo cancello del campo di sterminio con in alto la scritta “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende liberi) trovarono e liberarono oltre 7 mila sopravvissuti, malati e moribondi. Si stima che circa 1,3 milioni di persone siano state deportate ad Auschwitz tra il 1940 e il 1945. Di queste, almeno 1,1 milioni sono state assassinate.
Oggi si celebrano i 70 anni della liberazione di Auschwitz e come ogni anno le scuole di Aprilia organizzano una gita guidata per rendere omaggio ai caduti e commemorare la fine dell’Olocausto.
Infatti questa mattina la delegazione pontina composta da studenti e autorità civili impegnata nel Viaggio della Memoria ha fatto visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
In rappresentanza del Comune di Aprilia ha preso parte al Viaggio della Memoria il Consigliere Comunale Alessandro D’Alessandro, il quale questa mattina insieme al Presidente della Provincia Eleonora Della Penna e all’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Latina Marilena Sovrani ha reso omaggio alla Memoria dei Caduti deponendo una Corona d’Alloro.
Il viaggio della memoria ha visto la partecipazione di alcuni rappresentanti delle classi di terza media di ogni istituto scolastico di Aprilia, Menotti Garibaldi, Antonio Gramsci, Giacomo Matteotti, Giovanni Pascoli, Zona Leda e Toscanini. E’ stato scelto uno studente per ogni classe, il più meritevole.
Grazie alle fotografie inviate dai ragazzi e dai professori della scuola A. Gramsci, sarà possibile essere testimoni indiretti di una reale condizione che gli uomini sono stati costretti a sopportare. I professori-accompagnatori, Lucia Decinti e Raffaele Belluomo, solcheranno proprio oggi i cancelli del campo di sterminio nazista a fianco dei loro studenti, poiché ciò che vedranno e sentiranno, sarà per loro un’esperienza indimenticabile, che inevitabilmente segna le coscienze di tutti noi.
Auschwitz è esistito e “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” [Primo Levi]
Nonostante le due guerre mondiali; nonostante essersi macchiata di questo sterminio atroce che è l’Olocausto, la Germania ha imparato qualcosa dalla storia. Con il tempo della ricostruzione è riuscita a risollevare le sorti etiche, economiche e morali di un paese intero. Lo stesso è accaduto in Spagna e in Russia. A quanto sembra soltanto l’Italia non ha imparato nulla dalla storia, dalle due guerre, da una guerra civile interna (ricordiamo i partigiani) che ha scatenato l’inferno. E pare quindi complicato slacciare i rapporti con il passato, che ripetutamente riaffiora, stanchi di una finta demo-crazia. L’Italia non possiede più un’anima; e la storia, la cultura che da secoli e secoli la mettono al primo posto nel mondo… sì, ma quella è un’altra Italia.
Melania Orazi