“I dati emersi in merito agli elevati costi sostenuti dalla Progetto Ambiente per i noleggi degli automezzi e l’utilizzo degli interinali attraverso affidamenti diretti lascia perplessi non solo a causa dell’entità delle somme spese, ma soprattutto per il metodo utilizzato ovvero quell’affidamento diretto, e nel caso delle assunzioni quello della chiamata diretta, non in linea con i principi della correttezza nella gestione delle pubbliche amministrazioni”.
Il Movap, per voce del rappresentante Alessandro Mammucari, che ha affidato il suo pensiero ad una nota stampa, è durissimo nel caso del giorno che sta animando il dibattito politico apriliano. La convocazione della Commissione Finanze arriva nel pieno di una polemica cui lo stesso sindaco Antonio Terra ha dichiarato di sapere poco e di volere approfondire onde assumere i provvedimenti più opportuni.
Si è detto a più riprese, certamente, che è quasi paradossale come a fronte del successo della raccolta differenziata non si riduca la pressione fiscale. E una prima risposta, ancora insufficiente, sul nuovo aumento della bolletta Tari paventava qualche falla gestionale. Ora, l’analisi dei costi in seno alla Progetto Ambiente dovrebbe servire proprio a questo. A capire perché la gestione dei rifiuti e dell’igiene urbana costa così tanto a fronte dell’abbattimento dell’indifferenziato (il poco residuo secco che avanza).
“In primo luogo – dice Mammucari (nella foto sopra) – ben venga la convocazione di una commissione consiliare per capire tali costi, ma allora ci si pone il dubbio del perché questi controlli non siano stati fatti in sede di approvazione del bilancio consolidato del Comune di Aprilia, avvenuto di recente, in cui si è discusso in una logica di gruppo anche dei conti della Progetto Ambiente. Nessuna questione è stata posta in quella sede in merito alle spese che annualmente sostiene la più importante società del nostro Comune. Come ben sanno tutti, la Progetto Ambiente è soggetta al controllo analogo, espressione con la quale si indica quell’ampio potere dell’amministrazione comunale di vigilare sull’andamento economico e finanziario dell’ente partecipato, controllo che si esercita tra l’altro attraverso la discussione del bilancio di previsione e a fine anno con l’approvazione del consuntivo al fine di analizzare l’andamento e gli evenutali scostamenti. Di tutto questo non c’è traccia tra le varie sedute del Consiglio Comunale”.
Immobilismo, distrazione, o c’è di peggio? “Oggi – continua Mammucari – la Progetto Ambiente rappresenta un’isola felice per ciò che riguarda le decisioni di spesa e di investimenti, in quanto annualmente invia al Consiglio comunale l’ipotesi di costi da inserire nel Piano Economico Finanziario ovvero l’insieme delle spese che dobbiamo coprire con la Tari. Tuttavia, non è mai stato presentato al Consiglio comunale un resoconto in cui fosse chiara la loro effettiva entità e se delle economie si fossero realizzate a beneficio del successivo Piano Economico Finanziario. Mai, nonostante le varie circolari del Mef ne dessero costante indicazione, il Consiglio Comunale ha richiesto alla società di introdurre dei miglioramenti di efficienza nella gestione in grado di ridurre i costi complessivi. E’ bene ricordare che tra le componenti della Tari riveste un ruolo importante il coefficiente di efficientamento. Fu la Giunta D’Alessio ad inserire l’obbligo anche per la società Progetto Ambiente dell’evidenza pubblica per l’acquisto dei beni e dei servizi sul mercato quale presupposto per una gestione più trasparente della cosa pubblica in grado di migliorare le performance aziendali della Progetto Ambiente”.
Questo sul piano delle spese. Ma le polemiche che hanno travolto come un ciclone la serenità in casa Progetto Ambiente riguardano anche il fattore delle risorse umane, e quindi investono anche le persone che in società prestano servizio. Come vengono assunte? Come vengono pagate? Ma soprattutto, quali sono le loro prospettive? Hanno garanzie professionali ed economiche tali da potersi ritagliare un po’ di speranza per il futuro?
“La questione degli interinali – dice l’esponente del Movap – rappresenta una commedia tutta italiana in cui si vuol far credere che una società di reclutamento del personale autonomamente abbia individuato il personale interinale da inserire nella struttura aziendale”.