“Antenne, un lavoro fumoso”

Il Consigliere Porcelli interviene sulla commissione urbanistica che si è riunita sul monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico.

Antenne, un lavoro fumoso“, sono queste le parole della Consigliera Carmen Porcelli riguardo allo studio presentato questa mattina in Aula Consiliare sull’inquinamento delle onde elettromagnetiche.

Perché il Comune di Aprilia non ha usufruito dei servizi presenti sul MePA e quindi riconosciuti ed accreditati come servizi di qualità per le Pubbliche Amministrazioni?“, chiede il Consigliere Carmen Porcelli riguardo allo studio effettuato. “Sarebbe bastato– continua- una facile ricerca sul web per accorgersi che i vicini comuni di Velletri e Fiumicino si stanno dotando di un Piano Antenne attingendo il servizio dal MePA. Un Piano che offre una mappatura della situazione esistente, sia in termini elettromagnetici che di copertura del segnale, la previsione e localizzazione dei futuri impianti, centraline di monitoraggio h24 con dati visualizzati su sito web e comunicazione con i cittadini. L’assessore Lombardi invece di mostrare come suo solito la coda di paglia si informasse come agiscono i suoi colleghi: se viene dimostrato che l’amministrazione comunale avrebbe potuto usufruire di un servizio più efficiente e a costi più vantaggiosi attingendo al MePa si potrebbe configurare un danno per le casse comunali a cui dovrebbe dare risposta in prima persona“.
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Il capogruppo di Sel, Prc e Primavera Apriliana, Carmen Porcelli, interviene sulla commissione urbanistica che si è riunita sul monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico.
La relazione dell’architetto incaricato di effettuare questa prima ricognizione era mancante di alcuni allegati importanti – esordisce in una nota stampa Carmen Porcelli – che sono invece utili a comprendere tutte le modalità con le quali è stato svolto il lavoro e tra queste il certificato di taratura dello stesso, in corso di validità; se non viene allegato nella relazione non può essere garantito che la misura è stata effettuata con strumentazione idonea. Le misure in questo caso delle ricognizioni fatte con uno strumento non tarato o con taratura scaduta sono totalmente inservibili: evidentemente nessuno si aspettava che lo chiedessimo e ci facessimo abbindolare dalle slides o dalle localizzazione su google map. Solo dopo la mia sollecitazione è stato portato in aula. Tra le criticità più forti rilevo quella relativa ai punti di misura:dallo studio si rilevano misure di ricognizione incongruenti con le indicazioni del CEI, il Comitato elettrotecnico Italiano, che è l’organismo demandato alla formulazione delle norme tecniche nazionali. La norma tecnica di riferimento per i campi a radiofrequenza è la 211-7“.

Quale norma tecnica di riferimento viene usata?”, incalza ancora il Consigliere Porcelli. “Lo studio, poi, fa riferimento a più di 1400 punti di misura. Ma cosa significa punto di misura?Secondo le norme tecniche CEI (ed in particolare la CEI 211-7) una misura è valida su un periodo di 6 minuti, ma in questo studio non viene indicata da nessuna parte la metodologia usata per i rilievi. Addirittura, con il Decreto Sviluppo 2 del Governo Monti e con le Linee Guida recanti le nuove modalità di misurazione e valutazione dell’impatto elettromagnetico, approvate con Decreto del 2 dicembre 2014 del Ministero dell’Ambiente, si regolamentano le misure di campi elettromagnetici su un periodo mediato sulle 24 ore con gli strumenti di misura presidiati per evitare alterazioni della qualità dei dati acquisiti. Un punto di misura ogni 24 ore. Ovviamente questo crea dei disagi a chi non è attrezzato. Ma se anche prendessimo per buone le vecchie indicazioni, quelle su 6 minuti, resta il fatto che non abbiamo alcuna indicazione sulle norme usate. In definitiva più che punti di misura si sta parlando di ricognizione strumentale tecnicamente priva di significato perché non tiene conto dei parametri temporali indicati nelle norme tecniche del CEI (comitato elettrotecnico italiano)“.

Tutti i punti di misura sono fatti a piano terra, per la strada, – scrive ancora il capogruppo di Sel – e questo significa che viene preso il valore di campo al di sotto ‘dell’effetto a ombrello’ prodotto dalle antenne di telefonia mobile. Ma se in una piazza c’è più di 4 V/m quanto ci sarà nella prima abitazione direttamente irradiata dall’antenna? Se esiste un’abitazione che viene investita a pieno ‘dall’ombrello’ quanto avrà di livelli di campo elettromagnetico? Da questo studio non si può affatto dire“.

Infine, il funzionamento delle antenne di telefonia mobile prevede una modulazione delle potenze erogate in relazione al traffico telefonico richiesto dagli utenti. Più utenti usano il cellulare (sia per navigare che per chiamare) maggiore sarà l’emissione di potenza e quindi di campo elettromagnetico delle antenne. Si capisce bene che in alcune fasce orarie avremo un traffico minimo (fine settimana, prima ore del mattino, festivi, ore notturne. etc…) per un ridotto numero di utenti. In relazione ai dati forniti in quali giorni e in quale fasce orarie sono state effettuate le misurazioni? In particolare – conclude il consigliere comunale Carmen Porcelli – dove ci sono valori più significativi sarebbe auspicabile effettuare un monitoraggio di 24 ore, per qualche mese, per evidenziare eventuali cambiamenti nell’arco della giornata che talvolta possono risultare significativi”.

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