La questione Multiservizi si è riaperta con forza.
Dopo alcuni mesi di silenzio, le risposte giunte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle controdeduzioni inviate dal Comune hanno riportato in auge la vicenda legata alla liquidazione dell’ASAM.
Il MEF – sottolinea il responsabile economico di Aprilia in Prima Linea Fabrizio Di Carlo – non ha mai chiesto tale atto.
Alla luce di quello che da essa è scaturito, si è andati chiaramente nella direzione opposta rispetto a quanto voluto dal Ministero.
Ora sarà compito della Magistratura contabile chiedere conto ai protagonisti di tali scelte.
Non sono state ritenute convincenti le giustificazioni date su temi come le irregolarità sul salario accessorio dei dirigenti, sulla lievitazione dello straordinario, sulla pratica dei rimborsi carburante.
Ed anche sull’assenza di nomina del Direttore Generale e, di conseguenza, sul suo compenso.
Tutte vicende su cui ora l’Amministrazione sarà costretta a porre rimedio, ovviamente in modo diverso rispetto a quanto fatto finora e ritenuto non adeguato dal Ministero dell’Economia.
I problemi della Multiservizi, dunque, rimangono praticamente inalterati nonostante la messa in liquidazione.
Procedura, tra l’altro, ancora non completata a distanza di due anni dalla delibera.
A pagare le conseguenze di questa gestione saranno, secondo APL, i dipendenti dell’azienda:
L’Amministrazione – conclude Di Carlo – ha portato avanti una vera e propria eutanasia dell’ASAM
Il debito non sparisce con la liquidazione, resta sempre lì.
Esso non è frutto di squilibri economici, ma di mancati versamenti previdenziali causati dalla politica.
E molto ben conosciuti da chi da un decennio è alla guida della città.
Nessun correttivo è stato apportato sia in fase di funzionamento che di sostituzione delle figure manageriali.
Le sole scelte fatte mirano a ridurre il salario e la sicurezza dei lavoratori, per lasciare più ampio raggio d’azione e eludere le regole del patto di stabilità.
Di questo passo si sbatte contro un iceberg e chi rischia grosso sono i lavoratori.
di Massimo Pacetti