Le recenti elezioni in Trentino Alto Adige, e ovunque si sia votato negli ultimi mesi, evidenziano una tendenza che non può essere ignorata. Esiste la necessità di completare il blocco identitario, in particolare nei territori come il nostro. Questa esigenza parte dal fatto che per quanto Matteo Salvini sia infaticabile e sia riuscito ad incarnare la voglia di riscossa e di sovranità di gran parte del nostro popolo, la sua Lega non può essere maggioritaria da sola. Questo non significa proporre nuovamente il vecchio e per fortuna esaurito, centro destra. Bisogna concentrarsi e lavorare sin da subito, sull’onda di quanto le elezioni nel nord Italia hanno proposto – proprio lì dove la Lega è più forte – formando alleanze aperte a soggetti civici ed identitari come ad esempio APL, e lasciando spazio al mondo dell’associazionismo e delle comunità locali magari di stampo più tradizionalista e conservatore.
Sia chiaro che “nessuno basta a se stesso” e che vincere sui territori, bisogna unire e non giocare a fare i primi della classe alla ricerca di un pugno di voti in più. Costruire l’unità puntando sulle specificità e sulle identità particolare, creando un percorso di riscossa per i territori periferici come il nostro. Basta con le incomprensioni, basta anteporre le frizioni personali e i calcoli carrieristici all’interesse generale. Creare un percorso di idee e non di uomini, questi ultimi o sono al servizio delle idee oppure è meglio lasciare perdere. In questo mento la lega di Salvini è molto attrattiva, al punto che ce la immaginiamo come un autobus su cui tutti vogliono salire. Noi no, abbiamo già dato. A noi interessa dove quell’autobus è diretto, e se ci piace la stessa meta la raggiungeremo con mezzi propri. Auspichiamo quindi, l’apertura di una fase costituente in cui APL non farà certamente mancare il proprio contributo, in cui si dia vita ad un progetto politico identitario, sovranista e che affianchi la Lega di Salvini senza esserne succube o subalterna.
Creare un progetto chiaro sui valori e sui programmi, lontano però dai condizionamenti delle segreterie politiche e dei caporioni che non vivono il nostro territorio, se non come una “riserva di caccia” utile sono in fase elettorale. Puntellare le forze populiste e fare in modo che esse comprendano ancora di più le esigenze delle comunità come la nostra. Tra qualche mese avremo un primo banco di prova, cioè le elezioni europee. Iniziamo ad incontrarci, a parlare di programmi e dopo aver steso una serie di proposte e di aver raccolto le istanze del popolo e delle categorie produttive, cercare un accordo su eventuali candidati da sostenere. Provare anche a verificare se sia possibile proporre un candidato proveniente dal nostro territorio e che sia in grado di essere eletto. Bisogna tenere a mente che i grandi successi elettorali delle forze identitarie in tutta Europa e non solo, sono nati nelle provincie e non dalle grandi città metropolitane. Nel “paese profondo”, in quei territori dove il processo di sradicamento dell’uomo moderno non ha ancora del tutto vinto, è possibile far partire la riscossa.
In aree come la nostra, dove la gente è stanca di essere trattata come sgabuzzino o come discarica – vi ricorda qualcosa? – e dove c’è una grande richiesta di sviluppo e dignità, e allo stesso tempo vi è sfiducia verso le ricette politiche fino ad ora presentate, lì troviamo il nostro terreno fertile. Per “riprenderci le chiavi di casa” dobbiamo prima costruire la squadra. Solo attraverso essa possiamo vincere. Le individualità è normale che prima o poi escano fuori, ma senza un progetto organico esse sono sterili e fanno solo il gioco dei nostri avversari. Noi come sempre ci esponiamo e siamo in “prima linea” per la costruzione di un Fronte Identitario serio e che possa segnare la riscossa dopo tanti fallimenti.