“Aprilia necessita di una variante ad impatto zero”

Il movimento “Aprilia Possibile” rilancia l’ipotesi di una variante con l’obiettivo di un consumo del suolo inesistente: “C’è necessità ed urgenza”

A margine dell’ultimo rapporto ISPRA, il coordinatore di Aprilia Possibile, Vincenzo Castrillo, rilancia l’ipotesi di una variante al piano regolatore con impatto zero sul suolo. “Aprilia ha l’urgenza e la necessità di una variante generale al piano regolatore che si ponga l’obiettivo di nessun consumo del suolo, a impatto zero“.

La Città di Aprilia è stata inserita nell’ultimo rapporto dell’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale braccio operativo del Ministero dell’Ambiente, tra i Comuni che hanno avuto i maggiori valori di superficie consumata. È, tra l’altro, inserita negativamente nei Comuni non capoluogo di provincia che presentano valori elevati di consumo del suolo insieme ad esempio a Vittoria e Marsala in Sicilia, Modica, Fiumicino e Gela. Il rapporto dal titolo “il consumo del suolo in Italia 2015” offre una cartografia italiana sul consumo del suolo: sottratto al verde o all’agricoltura per nuovi quartieri residenziali spontanei spesso a bassa densità come ville o seconde case o per nuovi insediamenti produttivi nonostante la crisi industriale ne ha lasciati molti dismessi e abbandonati. Ad Aprilia ci sono entrambi i fenomeni. Lo sprawl, ossia la crescita sparsa e disomogenea della città a densità bassa, non regolata, negli anni ha portato a trasformare gran parte della “campagna” in città con tantissimo consumo del suolo e affaticamento dell’ambiente. La case sparse hanno prodotto anche una diffusa dipendenza dalle autovetture perché è difficile in territori vasti creare infrastrutture per la mobilità alternativa come le piste ciclabili, un trasporto pubblico funzionale o attraversamenti pedonali. Ma una politica del genere non è stata neppure messa in campo negli anni. La crescita disordinata della città è avvenuta parallelamente alla dismissione di molti siti industriali, creando dei quartieri produttivi fantasma che sono stati alloggio di rom e senzatetto, causando gravo degrado urbano. Anche in questo caso, si è preferito consumare suolo costruendo nuove aree produttive, specie nel settore commerciale e di servizio, senza una politica di riconversione di quelli esistenti”.

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Per questo –spiega Vincenzo Castrillo – serve oggi con urgenza una variante generale al piano regolatore a consumo zero del territorio e a crescita zero. Molti Comuni d’Italia hanno avviato questa politica di rispetto ambientale con evidenti miglioramenti della vita dei cittadini. Su ciò che è successo nel passato, non è possibile tornare indietro, ma si può riprogrammare quello che c’è, salvaguardando il territorio da altro consumo. Un piano di governo del territorio è stato adottato ad esempio a Cassinetta di Lugagnano in provincia di Milano. Ad Aprilia, quindi, una variante generale al piano regolatore a consumo zero del territorio potrà anche riconvertire le aree produttive incompatibili con il tessuto residenziale circostante, garantire infrastrutture di mobilità sostenibile, saturare le aree già edificate e dare i necessari servizi. Un piano che potrà tenere conto della riconversione di tutti i siti dismessi del territorio e dare loro una nuova destinazione, compatibile con lo sviluppo dell’area in cui ricadono. Avviare il recupero del patrimonio edilizio avrebbe come conseguenza anche un incremento del valore degli immobili del centro urbano. Insomma operare solo sul suolo già sfruttato per renderlo funzionale e vivibile. Nelle more dell’approvazione di una variante generale al piano regolatore che potrebbe richiedere anni, è possibile approvare una “compensazione ambientale preventiva”, come ha fatto ad esempio il Comune di Cernusco sul Naviglio in provincia di Milano per la quale, per ogni metro quadrato di nuova edificazione, devono essere ceduti al Comune quattro metri quadrati di aree verdi. Nonché porre a vincolo le aree verdi e storiche della città”.

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