“Aprilia non più borgo agricolo e non ancora città“, sono queste le parole di Maurizio Marinozzi, Coordinatore del circolo Sel “Gino Donè” riguardo la Città di Aprilia. “Un legame– continua- sempre più sottile con l’agro e l’agricoltura pontina e un progressivo spostamento dell’attenzione verso l’area metropolitana di Roma. Lo testimoniano le migliaia di pendolari che, per lavoro o per studio, affollano i mezzi pubblici, le strade in direzione della capitale negli orari di punta, filiazione diretta della voglia o necessità di lasciare la grande città, rimanendo, comunque nella sua sfera d’influenza. Inoltre la crisi economica e la progressiva chiusura di decine di aziende che avevano richiamato migliaia di immigrati, soprattutto dal sud, hanno lasciato una composizione sociale quanto mai diversificata e diversa rispetto i decenni precedenti, arricchita negli ultimi anni dalla presenza anche di immigrati extracomunitari o dell’est europeo“.
“Si dirà che questo fenomeno ha riguardato molte cittadine gravitanti nell’orbita romana, ma sicuramente, ad Aprilia si presenta con caratteristiche peculiari favorite da scelte urbanistiche miopi e tendenti all’ottimizzazione del risultato (interesse privato) nel più breve tempo e col massimo risultato possibile“, continua Marinozzi.”Abusivismo edilizio per necessità o per speculazione tollerato se non incentivato, piani regolatori faraonici con devastazione di intere porzioni di territorio, varianti urbanistiche che da eccezioni diventano regola con cambi di destinazione d’uso e aumenti di cubatura. Lassismo e complicità con dubbie scelte in materia di (non) difesa ambientale permettendo che la nostra città divenisse sinonimo di rifiuti e tumori“.
“Perché è avvenuto tutto ciò? E perché gli amministratori cittadini succedutisi negli ultimi decenni, hanno permesso che avvenisse? Io mi sono accostato alla vita politica cittadina in maniera attiva da circa due anni, pur seguendola con interesse anche prima, essendomi ripromesso nei periodi precedenti di limitarmi ad essere semplicemente spettatore. Questo per una forma di rispetto per chi nel territorio operava e conosceva da anni e, per una certa difficoltà personale, nel rapportarmi con un modo di intendere e praticare la politica, diverso da come l’avevo sempre intesa e interpretata. Ecco in questo modo ci ho ritrovato molto della vita del piccolo borgo (anzi nel nostro caso di molti borghi compenetrati ma impermeabili l’uno all’altro) che riconduce molto più a rapporti interpersonali o di provenienza geografica e/o d0nteressi economici più che all’appartenenza politica e alla sua idealità. La prova più evidente è nell’attuale maggioranza formata da un collage di personalità e movimenti provenienti da mondi diversi, spesso lontani e, quindi, con una visione del ruolo politico limitata all’oggi e alle necessità contingenti, senza una progettualità e un respiro che riesca ad andare oltre, pena la rottura del precario equilibrio tra le varie anime. Nelle mie prime esperienze da elettore ad Aprilia (siamo nella metà degli anni ’90) scoprii, appunto, questo modo nuovo per me, di praticare la politica. Non i classici comizi, non le affollate assemblee ma soprattutto la ricerca di un rapporto empatico personale che passava spesso dall’offerta del caffè al bar o dal sottobraccio confidenziale, salvo poi non salutare neanche più quando si manifestavano intenzioni di voto o visioni diverse. Nell’ultima campagna elettorale cittadina dove ho deciso di contribuire in prima persona per appoggiare la campagna elettorale della candidata sindaco Carmen Porcelli, ho potuto toccare con mano direttamente come un certo tipo di voti si potesse indirizzare in un senso o nell’altro. Avvicinato, con la stessa tattica del caffè da personaggi che, in questo caso non chiedevano, ma promettevano voti, se, in cambio, avessero potuto contare su una certa eventuale “benevolenza” nei loro riguardi. Ovviamente la risposta avuta e, nel mio caso scontata che, nel caso si fosse vinto, l’unica cosa che potevamo promettere era la correttezza e la legalità di ogni atto, aveva come replica: “Allora, voi non mi servite”. Immagino e penso che altri, invece, possano aver risposto con rassicurazioni e impegni più precisi“, prosegue il Coordinatore del Circolo SEL.
“Mi sono ritrovato poi, quasi casualmente, ad assumere la dirigenza del circolo cittadino di Sinistra Ecologia e Libertà, quindi con una responsabilità e un impegno diverso ho potuto ancor più constatare che le motivazioni ideali o ideologiche, la progettualità di una città e di una comunità derivanti da queste, poco potevano permeare quelli che sono gli interessi corporativi o personali. La valenza maggiore nella nostra comunità e, in questo, senza troppe differenze tra i diversi schieramenti, è rappresentata molto più dai rapporti, o non rapporti, tra le persone, che dal riconoscimento del valore di una proposta politica.
Ecco, in parte, spiegata la difficoltà maggiore per chi non facendo parte di rapporti consolidati dal tempo e da legami o interessi trova nel cercare di portare avanti una politica seria e propositiva sul territorio.
L’impegno personale e di Sel è, e sarà, proprio quello di aprire una fase di rapporti e di proposte che tendano a portare, o a riportare, una dignità e una visibilità alla Politica con la P maiuscola. La politica dei valori, della solidarietà, dei diritti, della progettualità tutte cose che troppo spesso rimangono fuori la porta cedendo il passo all’opportunismo e alla gestione del potere fine a se stesso. Per questo si reputa necessario, più che importante, intraprendere un percorso aperto e rivolto a chiunque abbia cuore e voglia di impegnarsi per rafforzare sul nostro territorio la presenza della sinistra politica, sociale e solidale.. Aprilia è una città con mille problemi, con mille criticità ma anche con una ricchezza e una potenzialità di persone e movimenti impegnati in campi che vanno dal culturale, al sociale allo sportivo. La politica a queste persone a questa città deve dare risposte e voce, come deve dare risposte e voce, che non siano dettate dal razzismo e dall’esclusione, ai nuovi poveri e agli emarginati a qualsiasi nazionalità essi appartengano.
L’opportunismo politico, la difesa di interessi personali, l’interpretare la politica con spirito da ragioniere, la ricerca dell’esercizio del potere autoreferenziato, la mancanza di tensione derivante da ideali forti e consolidati ci hanno lasciato in eredità disincanto, rabbia e rassegnazione. E’ ora di ripartire!
Infine mi sia permesso sottolineare, in questo quadro, come dalle dichiarazioni del segretario cittadino del PD emerga la voglia di distinguere la loro opposizione “costruttiva” dalla nostra “intransigente”. Credo trattasi di una sottolineatura perlomeno superflua, la difesa del proprio programma e dell’idealità ad esso legata non possono definirsi “intransigenza” così come la voglia e il progetto di apparentamento alle prossime elezioni con altre forze non può definirsi semplicemente “responsabile”. Noi saremo intransigenti e responsabili ma rispettando sempre gli interessi dei cittadini e gli impegni presi nei loro confronti, non certamente a seconda della convenienza derivante da potenziali accordi elettorali futuri“, conclude il Coordinatore del circolo Sel “Gino Donè”.