Ieri mattina, in occasione del decimo anniversario dall’inaugurazione del monumento, ospitato all’interno del cortile dell’Istituto Superiore Antonio Meucci di Aprilia, l’amministrazione ha partecipato alla cerimonia voluta per ricordare la morte del padre dello storico leader dei Pink Floyd Roger Waters, Eric Fletcher Waters, avvenuta il 18 Febbraio 1944 in seguito allo Sbarco Di Anzio e divenuto simbolo di tutti i soldati alleati caduti e rimasti senza sepoltura.
Al cospetto dei rappresentanti delle forze dell’ordine, delle associazioni combattentistiche e d’arma, degli studenti del Liceo Meucci, l’amministrazione ha deposto una corona di alloro e l’associazione Un Ricordo per la pace nella persona del presidente Elisa Bonacini ha deposto un omaggio floreale.
Nel suo discorso il Vicesindaco Vittorio Marchitti ha voluto ricordare il significato storico della giornata per la città di Aprilia e veicolare un messaggio di pace da tramandare alle nuove generazioni.
Dopo di lui gli studenti della 5° Z dell’Istituto Superiore Meucci di Aprilia e la professoressa Federica Calandro, hanno ricordato l’impegno profuso da Harry Schindler nella ricerca dei resti dei soldati britannici caduti in Italia e nella ricostruzione della storia di alcune importanti pagine per la storia del nostro territorio. Infine, dopo il discorso sulle vittime sacrificali, tenuto dal professor Giovanni Raponi, è stata presentata l’opera “Presso il fontanile. In memoria di Domenico Volpi”, che l’artista Antonio De Waure ha voluto donare all’istituto superiore di Aprilia.
Di seguito il discorso integrale del vicesindaco Vittorio Marchitti.
“Buongiorno a tutti.
Rivolgo un caloroso benvenuto ai rappresentanti delle forze dell’ordine, delle associazioni combattentistiche e d’arma, agli studenti e alle studentesse, a tutte le persone che nel decimo anniversario dall’inaugurazione di questo monumento sono intervenute per ricordare il sacrificio dei soldati caduti durante le battaglie imperversate sul nostro territorio nei giorni successivi allo Sbarco di Anzio e Nettuno.
Il 18 Febbraio 1944 è una data importante per Aprilia. La caparbietà e l’impegno di Harry Shindler, che la nostra città ricorda con affetto e gratitudine, ha riportato alla luce e ricostruito gli ultimi istanti di vita della Compagnia Z dei fucilieri reali, tra i quali Eric Fletcher Waters, che persero la vita durante un’imboscata nei pressi del Fosso della Moletta, nell’arduo tentativo di respingere l’offensiva tedesca mirata a ricacciare gli alleati verso il litorale romano.
Il padre dello storico leader dei Pink Floyd Roger Waters che era presente insieme a noi il giorno dell’inaugurazione di questo monumento, era uno degli oltre 40 mila uomini che tra il 21 e il 22 gennaio 1944 nel cuore della notte toccarono il lido sabbioso del territorio tra Anzio e Nettuno. Il suo corpo, al pari di quello di altre migliaia di caduti nelle battaglie susseguitesi sui territori di Anzio, Nettuno e Aprilia alla ricerca della liberazione della Capitale, non fu mai ritrovato.
La ricerca di quei resti dispersi ha scandito la vita del celebre compositore britannico, ma il 17 febbraio 2014 con l’inaugurazione del monumento dedicato ai caduti senza sepoltura, installato ad Aprilia presso il fosso della Moletta, in corrispondenza delle esatte coordinate dove la compagnia Z mosse gli ultimi passi e il giorno seguente con l’inaugurazione di questa stele, Roger Waters ha potuto finalmente porre fine a una ricerca dolorosa e incessante, che ha aiutato a dipanare le fila di una storia dove la dimensione locale si fonde con la grande storia.
Nel suo celebre brano, “When the tigers broke free”, Roger Water sceglie parole dense di dolore, per raccontare la difesa della testa di ponte Anzio, “tenuta al prezzo di poche centinaia di vite ordinarie”. Il sacrificio di quei giovani, che hanno versato il sangue sulle nostre terre per veder trionfare gli ideali di giustizia e democrazia, deve essere custode di una memoria che tramandi alle nuove generazioni un messaggio di pace.
E se la pace sembra un’utopia, quando quotidianamente scorrono davanti ai nostri occhi immagini che dalla polveriera del Medio Oriente fino all’Est Europa raccontano lo stesso scenario di morte e devastazione, non dobbiamo smettere di coltivare una speranza. La speranza che il ciclo feroce di una storia fatta di orrori e vite spezzate, possa un giorno essere interrotto, tramandando ai nostri figli un messaggio di giustizia e ancora una volta di pace.
Grazie a tutti”.
Chiara Ruocco