Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Consigliere Comunale Roberto Boi, relativa al caso di via Gorgona, riemersa nello scorso Consiglio Comunale.
Nello scorso consiglio comunale è emersa la questione legata all’”improprio esproprio” di Via Gorgona, vicenda che sembra non esaurirsi ma che invece riserva altre sorprese. La sentenza del TAR, che ha dichiarato illegittime sia la delibera di consiglio del 2014 che l’ordinanza sindacale successiva, non è stata impugnata al CdS e è dunque passata definitivamente in giudicato.
Questo ha permesso ai privati travolti da tanto impeto espropriativo di richiedere un danno materiale e morale di ben 276.000€!! Nonostante tutto ciò, il 13 settembre c.a. è stata approvata una delibera di giunta che dispone al RUP la liquidazione all’impresa esecutrice dei lavori di allargamento della Via Gorgona, liquidazione che non è stata fatta perché nonostante l’imput politico ci si pone ora la domanda se sia lecito o quantomeno opportuno liquidare dei lavori che proprio perché basati su due atti resi illegittimi dalla suddetta sentenza sono diventati inequivocabilmente anch’essi illegittimi e direi proprio abusivi.
Tale prudenza, non elimina però i sicuri effetti giuridici che comunque si decida scaturiranno; infatti se il Comune non liquida l’imprenditore sicuramente e comprensibilmente questi adirà per le vie legali contro l’amministrazione, mentre invece se il RUP (responsabile unico del procedimento) dispone la liquidazione si espone nell’aver pagato dei lavori diventati abusivi e forse a danno erariale personale. Una bella patata bollente che comunque la si voglia prendere scotta, e pure tanto visto la vicenda dei finanziamenti elettorali erogati dall’azienda di Via Val Camonica che tanto ha tratto beneficio dalla velocità dell’esproprio.
Che dire, analizzando dal punto di vista amministrativo di danno erariale ce n’è tanto e ricadrà su diversi soggetti, le somme anche sono alte, si va dai 276.000€ chiesti dai privati alle spese legali sostenute dal comune, dagli 88.000€ che dovranno essere pagati alla ditta Stradaioli quale esecutrice dei lavori ad ulteriori spese per “correggere” l’abuso dei lavori edili eseguiti sempre che ne ricorrano le condizioni somme, che alla vittoria del privato (inevitabile visto i palesi errori dell’Amm.ne) ricadranno sugli autori; interpreti di tale preoccupante questione (finanziariamente parlando) potrebbero essere i consiglieri che nel 2014 votarono l’invotabile delibera di consiglio (alcuni in buona fede ma si sa che la Corte dei Conti non opera tale distinzione!), il primo cittadino con alcuni membri del suo entourage per quanto riguarda l’ordinanza, mentre per quanto riguarda il dubbio pagamento per lavori abusivi dovranno giocarsela tra la giunta che ha disposto la liquidazione ed il suddetto RUP a seconda di chi liquiderà! Bruttissima gatta da pelare ma non finisce qui, tralasciando la questione economica, dal passaggio in giudicato della sentenza, come possiamo chiamare dei lavori eseguiti sulla base di atti dichiarati illegittimi? Semplice, così come li abbiamo appellati pocanzi… abusivi.
Dunque penso che anche gli organi di vigilanza e controllo debbano occuparsi velocemente della cosa (anche perché credo sia passato anche troppo tempo dal giudicato) procedendo con gli atti consequenziali; nel caso di lavori privati si emette l’ordinanza di sospensione lavori e sequestro (quando non ultimati) e con l’ingiunzione alla demolizione con ripristino dei luoghi. In questo caso però l’ordinante coincide con l’esecutore! Cosa fare? Gli uffici di vigilanza diano il buon esempio ed agiscano perché loro e soltanto loro ne hanno la responsabilità. A meno che non si voglia allungare la lista dei coinvolti con altri, rei di omissione di atti d’ufficio.