La maggior parte delle critiche sul progetto presentato dalla maggioranza sulla ex Freddindustria hanno colpito un gruppo specifico della maggioranza.
Ovvero la Rete dei Cittadini, rappresentata nella Commissione Urbanistica dai Consiglieri Ornella Pistolesi e Daniele Casari.
Dopo alcune settimane ad “incassare” colpi, i due hanno deciso di contrattaccare.
Durante le Commissioni è emerso che lasciare l’area a destinazione F2 (servizi) significa lasciare 280.000 m3 di cemento. La legge prevede 2,5 m3 per ogni mq in queste aree: visto che si tratta di 11 ettari il conto riporta a 280.000 m3. E li si potrebbe costruire in maniera diretta, senza interloquire con l’Amministrazione Comunale, perché una volta acquisito il terreno si acquisisce anche il diritto ad usufruirne secondo i parametri di legge. Lasciare le cose come stanno significa solo far occupare una zona ormai centrale della città da capannoni, tra l’altro molto richiesti viste le alte percentuali di commercio on line di questi tempi. Il progetto a cui siamo favorevoli noi, che convertirebbe l’area a residenziale, significa come prima cosa ridurre le cubature a meno di 210.000, cioè ad 1,7 m3 per ogni mq. Inoltre si renderebbe necessaria la bonifica completa dell’area, cosa non imponibile lasciandola F2. Del progetto portato in Commissione fanno parte anche cinque ettari di verde pubblico attrezzato, che l’attuale destinazione non prevede. Dai conteggi fatti dagli uffici, infine, il cambio di destinazione d’uso porterà una perequazione economica pari a 5 milioni di euro, invece del milione del primo progetto, che è stato deciso di impegnare per la costruzione della nuova Gramsci. Rispetto al primo progetto abbiamo visto acquisite tante nostre richieste, a partire dalla diminuzione della superficie coperta. I cinque ettari di verde e le opere di urbanizzazione primaria a carico del committente sono altri punti su cui abbiamo insistito e che abbiamo ottenuto. Abbiamo fatto dei notevoli passi avanti rispetto alla prima proposta, tra l’altro oggetto di contenzioso al Consiglio di Stato. E la giurisprudenza tende a non favorire le posizioni delle Amministrazioni Comunali. Il nuovo progetto ci consente invece di far valere anche le necessità dei cittadini e non solo degli imprenditori, che hanno comunque acquisito dei diritti comprando quell’area. In casi del genere bisogna cercare di arrivare ad un accordo soddisfacente per tutte le parti in causa. Anche a noi sarebbe piaciuto far nascere solo un bosco in quell’area, ma quale privato avrebbe accettato di spendere soldi senza avere un ritorno? Bisogna anche essere realisti in questi casi, e cercare dei compromessi che vengano incontro alle esigenze dei vari soggetti in campo.
Non essere entrati alla prima Commissione non era una protesta contro il progetto di cui parliamo. Abbiamo contestato l’aver portato 21 punti all’ordine del giorno, sebbene spalmati in tre sedute. Non ci riferivamo alla qualità dei punti da discutere, ma il numero eccessivo di documenti da visionare e studiare in tempi troppo ristretti. Come infatti è stato dimostrato, ce ne sono volute molte di più, con l’ultima saltata anche perché troppo a ridosso del Consiglio Comunale e delle festività. La nostra contestazione era sul metodo, non sul contenuto delle Commissioni. Le nostre rimostranze sono state portate all’attenzione dei diretti interessati anche in sede privata. È stata una reazione viscerale, ma abbiamo sentito di dover esternare il nostro disappunto per questa scelta. Dopo l’impatto iniziale in cui c’era un po’ di “timidezza”, se così si può dire, con il tempo abbiamo imparato a far sentire la nostra voce. Non facciamo solo presenza durante i lavori, non ci presentiamo solo per alzare la mano.
Non è una colata di cemento, perché lì il cemento già c’è. Il motivo principale delle loro critiche è che vogliono i nostri elettori. Si tratta semplicemente di una sfida politica. Nessuno può ordinare la demolizione dei capannoni che sorgono in quella zona, può essere chiesta solo la messa in sicurezza. Durante la protesta contro le trivelle, gli stessi movimenti che ci criticano erano al nostro fianco. Alcuni di loro si sono allontanati dalle associazioni ambientaliste una volta raggiunta la visibilità che cercavano. E, soprattutto, nessuno di coloro che criticano questo progetto ha presentato un’idea alternativa. Noi abbiamo sempre affiancato alle proteste delle proposte alternative. Dire semplicemente “no” è facile. Il progetto a cui siamo favorevoli è una riconversione del cemento che è già presente, con addirittura una sua riduzione, cosa che la destinazione F2 non prevede.
Essendo noi l’anima ambientalista della maggioranza forse ci si aspettava da noi un atteggiamento che tendesse al blocco del progetto. Ma non è questa, secondo noi, la strada più corretta da seguire. Si pensa che questi attacchi possano avere più presa sui nostri elettori che su quelli di altre forze presenti in maggioranza. E forse qualcuno vuole anche entrare al nostro posto all’interno dell’attuale coalizione di governo della città. Abbiamo la sensazione che qualcuno ci veda come l’anello debole della maggioranza, solo perché siamo uno dei gruppi più giovani e nuovi dall’interno del Consiglio Comunale. Probabilmente c’è anche un pizzico di invidia, perché i nostri numeri alle elezioni arrivano praticamente a costo zero, mentre altri spendono molto per le loro campagne elettorali.
di Massimo Pacetti