Da parco ad area boschiva: “da landa desolata – asserisce APL – a polmone verde della città”. La motivazione che emerge dalla proposta del gruppo politico di Sabrina Esposito Montefusco ed Emanuele Campilongo è legata alla mancata combinazione tra i nuovi nati sul territorio e gli alberi piantumati.
“Aprilia è soggetta ad un fenomeno di vera e propria desertificazione, sia ambientale che culturale, poiché si tagliano gli alberi – questo è un dato oggettivo non confutabile – e non si ripiantano, perché a detta di chi mal-amministra la città, i soldi non ci sono oppure esistono sempre altre priorità. Peccato che esista una direttiva nazionale che comuni come il nostro, i quali vedono nella compagine di governo esponenti che si richiamano in ogni campagna elettorale alla tradizione dell’ambientalismo, e che su tale tema hanno costruito le loro fortune politiche, dovrebbero conoscere bene. Parliamo della legge 113/92 che ha subito una sostanziale integrazione e modifica con la legge 10 del 14/01/2013 obbligando i Comuni alla piantumazione di un albero per ogni nato/adottato sul proprio territorio. Siamo proprio curiosi di vedere il “bilancio arboreo” dell’ineffabile Giunta Terra, sempre se uscirà mai fuori”.
“Siamo pronti ad investire i nostri referenti politici in Regione Lazio e al Parlamento sia di Roma che di Bruxelles, su tale progetto anche al fine di stimolare le Istituzioni a prendere con favore tale proposta. Vediamo con favore l’attivismo del comitato di quartiere su tale argomento ma si pensi principalmente a richiedere la piantumazione di nuovi alberi e non a soccorrere l’Amministrazione, trovandogli vie d’uscita improvvisate di fronte allo scempio dei lavori di Via Inghilterra, ormai divenuti un museo degli orrori a cielo aperto”.
Una questione che, in realtà, non è nuova: la piantumazione di nuovi fusti è stata infatti dibattuta in Consiglio Comunale dal Consigliere d’opposizione Carmen Porcelli nel mese di giugno, al quale rispose il Consigliere Michela Biolcati Rinaldi: cià che è emerso non è una voluta disattenzione della norma, bensì la necessità di programmazione e ponderazione, onde evitare conseguenze architettoniche sul lungo periodo che, automaticamente, richiederebbero interventi straordinari e spese per risistemare il manto stradale.