La questione delle 40.000 tonnellate di rifiuti che da Roma verranno trasportati e lavorati ad Aprilia è inevitabilmente l’argomento di questi giorni.
Sono scese in campo praticamente tutte le forze politiche apriliane, presenti in Consiglio Comunale e non.
Tra queste ultime c’è anche Aprilia in Prima Linea, che da molto tempo rimarca l’eccessiva espansione di impianti per il trattamento dei rifiuti nel nostro territorio.
In questa occasione, dunque, non poteva non essere ascoltata anche la voce della Presidente Sabrina Esposito Montefusco e del coordinatore Emanuele Campilongo.
Ad Aprilia si parla di 40.000 tonnellate, mentre 39.000 saranno dislocate in Abruzzo. Una sola città che riceverà lo stesso quantitativo destinato ad una intera Regione. Questo dà la misura di quanto la politica industriale del nostro territorio sia stata improntata al trattamento dei rifiuti. Eravamo il paradiso delle aziende, specialmente quelle farmaceutiche; ora stiamo diventando il paradiso dei “monnezzari”. Ciò è accaduto perché queste aziende sono le principali finanziatrici dell’attuale classe politica apriliana. Inevitabilmente una situazione del genere rende i politici debitori di questi imprenditori. Il nostro territorio è servo di voleri politici sottomessi ad un certo tipo di lobby industriale. Mi piacerebbe ritornare ad una Aprilia ricca di fabbriche: quando eravamo un polo di attrazione per questo tipo di attività potevamo essere fieri del nostro territorio.
Certo, è stata percorsa più volte nel nostro territorio. Che rimane vivo, nonostante le tante speculazioni che si sono succedute nel corso degli anni. Quindi i rinnovamenti sono possibili, e neanche esageratamente diluiti nel tempo. Perché non dovrebbe essere possibile la riconversione di impianti di tritovagliamento, TMB ecc. in altro. Serve la volontà di farlo. Anche perché abbiamo il dovere di difendere le eccellenze enogastronomiche che vengono prodotte nel nostro territorio. Continuare a mangiare suolo, permettendo continui ampliamenti ad aziende di trattamento rifiuti, inevitabilmente va a discapito di chi, invece, si dedica a prodotti riconosciuti ovunque come eccellenze apriliane. Queste sono scelte politiche, dettate da chi ha in mano il cordone della borsa. E nel nostro Paese sono due i business di maggior rilevanza: quello dell’immigrazione e quello dei rifiuti. La riconversione è una strada praticabile, ma serve la volontà di percorrere questa strada.
Ci sembra una scelta puerile di voler giustificare l’operato della prima cittadina di Roma. E ci sembra una scelta suicida da parte di chi vive il nostro territorio. C’è una legge regionale che impone lo smaltimento dei rifiuti nel proprio ambito territoriale. E allora Aprilia cosa c’entra con il Comune di Roma? La gestione della Raggi e del Movimento 5 Stelle sull’argomento rifiuti è la stessa del passato: spostare il problema dai territori interessanti a livello elettorale. Se gli impianti a cui le famose 40.000 sono destinate fossero state in territori come Nettuno, Pomezia o Ardea, a guida 5 Stelle e nel territorio comunale di Roma, non so se le posizioni prese in quelle città dai gruppi pentastellati territoriali sarebbero state le stesse.
Negli ultimi tre anni abbiamo chiesto la pubblicazione degli esiti di questi controlli. Il nostro sospetto è che il controllato ed il controllore tendano a non essere due realtà distinte. Siamo convinti che le regole vengano rispettate con scrupolo nell’impianto che riceverà i rifiuti di Roma. Ma non siamo convinti che Aprilia abbia bisogno di ben otto impianti legati al ciclo dei rifiuti. Non siamo convinti che l’incidenza tumorale presente nel nostro territorio, più alta di quella provinciale e regionale, sia frutto di una maledizione. Non possiamo evitare di parlare di questi aspetti quando si entra nel discorso legato a questi impianti. Abbiamo chiesto più volte spiegazioni in merito al legame che c’è tra la cospicua presenza di questi impianti e il dato sull’incidenza tumorale, ma nessuno ci ha mai dato risposte. Noi, però, sappiamo che questo collegamento esiste, e non siamo noi a dirlo: basta vedere le relazioni sanitarie a livello nazionale. Nessuno, però, ha il coraggio di dichiarare apertamente ai cittadini che le cose stanno così e basta. Per tornare alla questione controlli, i casi Eco X e di Pavia sono lì a dimostrare che non sempre i controlli risultano efficaci, ma lo si scopre solo quando è tardi.
Certo che si sarebbero stati. Ma serviva un rapporto paritetico tra politica ed imprenditoria. Invece esiste un rapporto di sudditanza della politica nei confronti dell’imprenditoria. Se si fosse trattato di due soggetti allo stesso livello si sarebbe potuto parlare, provando a fare una scelta diversa. Ciò non è stato possibile perché c’è subalternità, quindi l’unico modo per uscirne puliti è fare il comunicato di circostanza in cui si sottolinea che l’accordo è tra privati e, per questo, la politica non può intervenire e tutti felici. Ci sarebbe bisogno di politici pronti a difendere il proprio territorio mettendosi dietro a sacchetti di sabbia e con il fucile carico. Il territorio di Aprilia è stato occupato militarmente dalla lobby dei rifiuti, e sfido chiunque a dire il contrario, vista la presenza degli otto siti legati al ciclo dei rifiuti in un territorio grande come la città di Milano. Se ci fosse stata la volontà si sarebbero negati i permessi per insediare questo tipo di aziende nel nostro territorio.
di Massimo Pacetti