Nelle scorse ore ho assistito con sconcerto al modo strumentale con cui l’Associazione Reti di Giustizia e in seguito anche alcuni partiti politici, hanno utilizzato le mie parole, pronunciate durante un’intervista nell’ambito di un evento organizzato dal mio partito per sostenere l’operato delle forze dell’ordine.
Analizzando quanto accaduto ad Aprilia nelle ultime settimane, ho avanzato l’ipotesi che alcuni episodi violenti possano essere frutto della volontà da parte dei gruppi criminali di creare instabilità e minare ancora di più il ruolo importante svolto dalle istituzioni. A seguito di questa affermazione, qualcuno evidentemente mosso da cattiva fede, ha cercato di veicolare un messaggio ben diverso, tale da gettare discredito sul mio impegno politico, sulla mia persona e sul partito di cui faccio parte.
Lungi dal rappresentare l’analisi propria di una associazione impegnata sulla diffusione della cultura della legalità, l’intervento di Reti di giustizia pare rispondere ad un chiaro disegno politico di parte, per affossare una precisa parte politica a vantaggio di quelli che sono riconosciuti come i propri referenti.
Un atteggiamento inqualificabile e sono sinceramente dispiaciuto, come politico, come persona nata e cresciuta ad Aprilia e come padre. Vivo e lavoro nella città che amo, che voglio veder rinascere dopo la difficile situazione che stiamo vivendo. Sono convinto che la politica, quella buona fatta per le persone e tra le persone, sia una cosa seria. Ogni strumentalizzazione, ogni ricostruzione inesatta di fatti, date e circostanze, non colpisce solo la mia persona e il mio gruppo, ma non aiuta a raggiungere quella chiarezza di cui la nostra città ha bisogno.
Condanno fermamente qualsiasi azione illegale e contraria al mio concetto di buona amministrazione, come ho ribadito in tutte le sedi. Confido che chi di dovere farà chiarezza e prenderà le decisioni opportune sulla base delle evidenze che emergeranno dagli atti, ma non permetto a nessuno di strumentalizzare le mie parole, zittire o gettare fango su chi, all’epoca dei fatti non sedeva neanche in consiglio, né tra i banchi della maggioranza né tra quelli dell’opposizione.
La gravità dei fatti impone a tutti, partiti, associazioni e cittadini, un serio esame di coscienza, attenendosi alla realtà dei fatti.
Chi si presta a strumentalizzazioni politiche, la smetta di nascondersi dietro simboli apartitici e valuti di misurarsi con la volontà dei cittadini quando ci sarà l’opportunità di tornare al voto.