Grillo su Twitter? «Sono fasulli il 54% dei seguaci»
Seicentomila e passa followers, più della metà “finti”: programmi che fingono di essere umani ma che umani non sono. L’account twitter in questione è quello di Beppe Grillo, e il dato sugli utenti non utenti è il risultato di uno studio condotto dal professor Marco Camisani Calzolari, docente di Comunicazione aziendale e linguaggi digitali allo Iulm di Milano e patron della Digital Evaluations (società specializzata nella misurazione del valore dei social media). Questa ricerca ha messo in dubbio la stessa esistenza «reale» del 54% dei follower su Twitter del comico. Insomma: oltre la metà delle persone che leggono i tweet di Grillo non sarebbero esseri umani ma «Bot», ovvero programmi in grado di effettuare operazioni in automatico sul web «fingendosi» umani. Non solo Grillo però sarebbe seguito da finti followers, come lui aziende e star, e molti politici. Ma quale può essere l’utilità di quei finti utenti? Perché, spiega Calzolari: “I politici, ancor più delle aziende, hanno bisogno di usare numeri per mostrare la loro forza in termini di consenso politico: chi sbandiera consenso, attrae consenso”. Una volta si sfruttavano i centralini e i call center per comprare pacchetti di voti per le trasmissioni tv con il televoto, ad esempio Sanremo. Lì, al festival, questa pratica è stata messa fuorilegge: niente call center per votare e niente macchine che telefonano automaticamente. Ma la tecnologia corre e followers robot potrebbero esser letti come l’evoluzione digitale del call center. Beppe Grillo, una volta letto lo studio, ha reagito. Con apparente noncuranza, dietro la quale si celava un’indubbia irritazione. «Certe accuse lasciano il tempo che trovano», ha scritto sul suo profilo facebook, demandando all’articolo del sito Linkiesta.it l’onore della smentita. Il pezzo del quotidiano online, firmato dall’epistemologo Paolo Bottazzini, mette in discussione la ricerca del docente dello Iulm dalle fondamenta: «La questione che suscita perplessità nell’operazione di Camisani Calzolari – si legge – è la pretesa di etichettarla come ricerca scientifica». Il punto, secondo Bottazzini, è che lo studio non ha motivato i criteri usati per distinguere un “umano” da un Bot.
Punti di vista differenti, il professor Calzolari naturalmente difende la bontà del suo lavoro ma, che i suoi dati siano esatti al centesimo o meno, quello dei finti followers è un fenomeno realmente esistente. Il web sta ora soppiantando la tv nella classifica dei soggetti in grado di orientare l’opinione pubblica, saperlo dominare, a breve, sarà più importante che possedere tv.