Questo quanto emerso oggi in consiglio comunale dove si evince che i residenti di via Val Camonica possono dire addio alle opere per compensazione dovute ai ristori perché non lo prevede la legge
I ristori dovuti dagli impianti di trattamento dei rifiuti non danno luogo a capitoli di bilancio vincolati per la realizzazione di opere nei quartieri dove insistono queste servitù.
Il capogruppo Sel Carmen Porcelli interviene al riguardo: “Nella zona di Campoverde, specialmente nei pressi di Via Sacida, abbiamo delle strade che sono un colabrodo. Se ci sono questi ristori, in che modo viene utilizzato questo denaro? Se viene utilizzato per sistemare le strade, visto che gli impianti ci sono, è fondamentale poter metterle a norma, dato che rappresentano delle servitù per quelle zone”.
La risposta del Sindaco Terra a tale affermazione è chiara e concisa: “Non possiamo assolutamente utilizzare i fondi del ristoro per le opere pubbliche in quella zona. Il ristoro che l’azienda Rida versa all’Amministrazione per la realizzazione del suo impianto non possono essere utilizzati per quel quartiere, ma vanno inseriti nel piano delle opere della città. Capisco che è un’altra beffa di questa discutibile norma facente parte del patto di stabilità. Inoltre abbiamo riconosciuto tutta una serie di disagi soprattutto in Via Val Camonica e in Via Sacida. Secondo le problematiche di quest’ultima via ci possiamo avvalere di una norma regionale che vieta il transito ai mezzi pesanti, ma permette lo sfogo stradale in Via Gorgona.
A parte ciò, abbiamo deciso di stanziare direttamente dopo la valutazione del bilancio 300 mila euro per quella zona. Per quanto riguarda la Tari, abbiamo previsto uno sgravio per tutti i residenti all’interno del quartiere”.
Anche il Consigliere comunale Monica Tomassetti ha esposto il suo punto di vista: “Il programma per i lavori pubblici nell’annualità passata aveva calcolato una spesa di circa 22 milioni di euro. Quest’anno in realtà la posta in bilancio è di circa 18 milioni di euro e l’approvazione di questo atto è propedeutico al bilancio comunale. Dunque riguarda il piano delle opere pubbliche, ossia che cosa l’amministrazione intenderà fare nel giro di un anno con gli investimenti per il miglioramento delle infrastrutture. Tradotto in parole povere, significa che l’anno scorso si potevano investire 22 milioni euro, quest’anno ne possono essere investiti soltanto 18, quindi quasi 4 milioni di euro in meno. Ma la situazione che a mio avviso risulta più pesante è riferita a quelle opere per cui non è previsto nessun finanziamento, quindi sono messe a “zero” e poi successivamente riportate nella relazione del bilancio come opere da realizzare nell’anno. Se per queste opere non è possibile alcun finanziamento, come ad esempio l’ampliamento del cimitero comunale, in che modo è possibile che nel bilancio di previsione siano presenti in veste di opere da realizzare? In questo caso riscontriamo un comportamento superficiale di questa amministrazione. Per quanto riguarda la riqualificazione del quartiere di Campoverde e delle zone limitrofe la situazione attuale è la seguente: in quella zona è presente la Rida Ambiente che si occupa del trattamento dei rifiuti solidi urbani e le società che svolgono questo genere di attività, hanno il dovere di pagare all’ente locale i cosiddetti ristori o compensazioni. L’attuale Amministrazione aveva garantito ai residenti di quel quartiere, che subiscono danni riconducibili ai cattivi odori e alla circolazione di mezzi pesanti, che il ricavato incassato dalla Rida Ambiente sarebbero stato investito nella zona. Però in tutto ciò non abbiamo fatto i conti con quanto la norma cita, ossia l’impossibilità di impiegare quel denaro per le opere pubbliche, ma la somma rientra nelle entrate comunali. Noi chiediamo al Sindaco di prendere un impegno morale nei confronti dei residenti oppure di attuare l’imposta di scopo, che permetterebbe l’utilizzo delle somme in entrata per una determinata opera o attività. Sul nostro territorio sono presenti diversi insediamenti industriali che sono particolarmente dannosi e grandi aziende che hanno utili tali da poter chiedere loro l’imposta di scopo e vincoliamo tali entrate a dei progetti specifici, però purtroppo la cosa non è stata accettata”.
Melania Orazi