Fra un impegno e l’altro al Comune di Aprilia il Sindaco Antonio Terra riserva una parte del suo tempo per rispondere ad alcune domande su argomenti che hanno scandito la cronaca di quest’ultimi giorni e gli eventi di ordine sociale a cui lo stesso ente sta mettendo mani per risolverli nel più breve tempo possibile.
A scuola dal Sindaco, una circostanza in cui ben volentieri abbiamo scambiato pensieri sinceri; un’oretta in cui il primo cittadino gentilmente si è prestato e ha dato modo di spiegare argomenti che nel corso dei giorni hanno creato non poche polemiche.
Diversi gli ambiti toccati tra cui la proposta del Sindaco di Roma Marino sulla volontà di realizzare un quartiere a luci rosse. Durante il piacevole scambio di battute l’intervista ha preso una piega diversa, affrontando temi collegati in maniera diretta con il territorio apriliano, tra cui: i problemi legati a via Pantanelle; la situazione rom ed oltre; le repliche e le proposte del primo cittadino per quanto riguarda la pista pedo-ciclabile di via Aldo Moro e quella che sorgerà in via Inghilterra, con le relative opere nuove.
1. Secondo lei la proposta del Sindaco di Roma di voler realizzare un quartiere a luci rosse, è un’idea da condannare a priori oppure potrebbe avere una qualche utilità magari nascosta che a noi sfugge? Questa soluzione potrebbe essere utile per Aprilia visto il dilagare di questo fenomeno?
“Il problema in questo modo non viene risolto ma solo confinato. I numeri parlano chiaro ed in relazione alle ordinanze emesse non si può parlare di un fenomeno dilagante almeno per Aprilia. Ridurre la vendita del proprio corpo all’interno di un quartiere o una strada non può essere tollerato; è evidente inoltre che un fenomeno di questo genere non può essere gestito in questo modo. Bisogna invece considerare diversi aspetti, igienico-sanitario, pudici, legate comunque ad esperienze di questo tipo. E’ chiaro che decisioni di questa portata spettano ad organi nazionali; ad un livello comunale i sindaci esprimono diverse opinioni, tra loro vi è anche chi vorrebbe riaprire le case chiuse e chi invece decide di combattere questo fenomeno. Io faccio parte di questa seconda categoria. E’ oltretutto ovvio che dobbiamo attenerci a norme e regolamenti nazionali e se le stesse si riferissero ad un’ipotetica riapertura delle case chiuse, sarebbe un decisione estremamente migliore rispetto alla strada o di un isolato. Dietro a questo deprecabile fenomeno vi sono radicate situazioni difficili da controllare e sconfiggere; il Governo si ritrova a dover combattere con organizzazioni criminali efferate.”
2. Dopo l’intervento e l’identificazione da parte dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia avvenuto presso i tre stabili occupati abusivamente da persone di etnia rom, ci sono delle novità?
“Informeremo la Prefettura di questo accesso. La vicenda è di difficile gestione. L’aspetto che adesso ci interessa è legato al fatto che questi siti sono sotto procedura fallimentare; il nostro obiettivo è quello di sgomberare, mettere in sicurezza la struttura e chiudere, lo stesso procedimento che abbiamo utilizzato in passato. A detta dei curatori fallimentari l’asta per questi tre immobili è stato un insuccesso ed oltre a ciò non possiedono fondi per mettere in sicurezza gli stabili. Un’altra soluzione è pensare ad un’ipotesi abitativa (casa-famiglia) dopo avvenuto lo sgombero, ma questi nuclei familiari non accetterebbero, non è nella loro cultura. Il problema di fondo ha radici nazionali; se non si prendono provvedimenti in seguito allo sgombero è inutile emettere i fogli di via se poi quest’ultimi non vengono presi in considerazione. Gli strumenti che abbiamo non bastano per fronteggiare questo problema, che riguarda tutti i sindaci della zona.”
“Un problema diverso è invece quello accaduto la settimana scorsa nello stabile situato su via Pontina. La struttura è di proprietà privata ed il padrone ha fatto un esposto alla Procura. In questi 12 mesi ci siamo adoperati: stiamo parlando di ceppi di famiglie italiane, due sono state già ricollocate. Il fenomeno dello sfratto è in progressivo aumento nel nostro territorio. Diverse famiglie non riescono ad arrivare a fine mese e l’Amministrazione comunale non ha voltato la faccia dall’altra parte ma ha provveduto ad inserire nel bilancio una voce per queste spese. In quello stabile vi abitavano tre famiglie, due italiane ed una tunisina con figli nati in Italia. A tutte e tre abbiamo prospettato un percorso e con l’aiuto dei servizi sociali abbiamo garantire loro un’abitazione degna e un piccolo contributo. E’ ovvio che non possiamo tollerare che uno stabile possa essere occupato abusivamente per poi intervenire e cominciare un percorso del genere. Tra l’altro anche quest’anno il servizio per l’emergenza freddo è attivo e viaggia a ritmi feroci infatti nel corso di quest’ultimo periodo siamo intervenuti con 24 unità, inserendo anche un’altra tenda. Questa è una soluzione tampone.
Siamo contenti che dopo 4 anni il cantiere per il nuovo stabile ha finalmente preso il via. Il ritardo accumulato in questi anni è dovuto ad una serie di ricorsi delle ditte che hanno partecipato alla gara di appalto. Politiche legate in questo senso sono mancate e per questo che ci troviamo oggi con l’acqua alla gola; negli ultimi 10/15 anni sono state insufficienti le proposte e gli interventi a favore di famiglie mono-reddito o indigenti, e la realizzazione di questo edificio da parte dell’Ater, che sorgerà in via Guardapasso, potrebbe rivelarsi una soluzione importante. In questo modo andremo incontro a queste famiglie che sono in difficoltà e proporremo loro un canone di affitto calmierato. Si intuisce l’esigenza di invertire la rotta rispetto a questo problema; il piano-casa non è decollato, il social housing pure e prendere provvedimenti è necessario. Gli ultimi dati della graduatoria parlano di almeno 600 persone in lista di attesa.”
3. Via Pantanelle. Nel corso di questi due mesi a partire da Dicembre la zona di via Pentanelle è spesso allagata. Si è assistito anche ad un crollo netto della banchina, ma ciò che preoccupa i residenti è la chiusura arbitraria di alcuni tubi utilizzati per trasportare le acque al canale della bonifica. Secondo lei sarebbe opportuno intervenire drasticamente riaprendo il tutto e pulire i tubi? Tuttavia, sono passibili di sanzioni coloro che hanno assunto un comportamento del genere? E quale sarebbe la prassi che seguirete?
“Faremo un controllo più approfondito della zona. Spesso e volentieri ci troviamo di fronte a questioni che sono legate direttamente alla “cattiva” gestione dei possedimenti da parte dei proprietari. Di queste situazioni si contano a decine e stiamo cercando in tutti i modi di spegnere questi focolai. E’ ovvio che non rispettare i canoni di sicurezza e di gestione ambientale si andrà incontro a sanzioni serie, con intervento diretto della Asl e dell’Arpa; non si esclude che anche per questo motivo l’Amministrazione si è adeguata installando nei punti nevralgici della città una ventina di telecamere. Nei casi in cui si ravvisano anormali situazioni emettiamo un’ordinanza, nella quasi si determina quello che è accaduto e come procedere in tal senso, notifichiamo la stessa agli enti preposti e quindi anche al Consorzio di Bonifica, che alla lunga intercederà. In questi giorni manderemo qualcuno in via Pantanelle, un sopralluogo per approfondire la situazione ed intervenire con successo. L’Ufficio Ecologia farà la sua parte e controllerà passo, passo la vicenda anche nei pressi dell’azienda che possiede le serre.
4. Sindaco, è opportuno secondo lei parlare di una “pista pedo-ciclabile ad ostacoli”?
“Informo i cittadini che l’opera non è terminata. Tuttavia i problemi di fondo sono tanti. Il 50% dei basamenti delle strade di Aprilia non sono stati realizzati in maniera corretta, stessa sorte è toccata anche per i nostri marciapiedi. Esempio più palese è via Inghilterra. Quando è stata realizzata la strada i costruttori hanno riempito i fondi con i materiali non vegetali e per lo stesso motivo tra l’altro stiamo sistemando il marciapiede a Largo delle Rose ed in Piazza Roma, perché le radici si spingono verso l’alto sollevando appunto le mattonelle. La pista pedo-ciclabile è un percorso ben organizzato che serve a collegare fisicamente una serie di strutture pubbliche e che stiamo realizzando grazie ai Plus.
La scelta progettuale è stata fatta in relazione alle problematiche di spazio che la pista ciclabile deve rispettare: infatti la stessa deve avere una larghezza di almeno 2,5 mt e per considerare tale parametro il progettista aveva optato ad una soluzione diversa, ossia trasformare via Aldo Moro a senso unico. La scelta quindi ricadde su una pedo-ciclabile che possiede delle caratteristiche diverse, adeguate ai nostri marciapiedi. Ovviamente la presenza di ostacoli andrà rimossa al più presto, ma il nostro interesse supremo è sempre stato quello di realizzare una pista che rispetti a pieno i canoni di sicurezza. Gli alberelli andranno potati e ridimensionati; la segnaletica verticale pure. Ad esempio la pensilina montata sul marciapiede di via Nettunense utilizzato dai pedoni per andare in stazione andrà modificata, creerebbe un importante ostacolo ai ciclisti che vogliono raggiungere la stazione ferroviaria in bicicletta. La pensilina verrà tolta e montata una nuova a sbalzo, appoggiata sul muro che confina con la Simmenthal.”
“In un incontro con il Comitato di via Inghilterra, inerente alla riqualificazione della suddetta strada, è stato discusso il progetto. Quest’ultimo sosteneva la costruzione di una pista pedo-ciclabile allargando il marciapiede. Tale progetto però lo stiamo modificando: la ditta a cui è stato affidato il lavoro farà degli interventi sul marciapiede, le alberature non verranno rimosse e la pista pedo-ciclabile sorgerà su strada, ma questo comporterà una modifica al senso di circolazione, infatti la stessa diventerà a senso unico. Realizzeremo una sorta di anello all’interno del quartiere, però la circolazione delle auto subirà una modifica importante: le stesse in realtà potranno immettersi su via Inghilterra e uscire da via Amburgo o viceversa, saranno poi i vigili a prendere la decisione finale. Brandire la medesima soluzione per le strade del centro cittadino significava cambiare tutta la circonvallazione, trasformando poi via Guido Rossa a senso unico ed in questo modo rendere il percorso per tornare indietro problematico.”
Melania Orazi