La questione dei cassonetti per la raccolta degli abiti usati sta diventando sempre più pressante ad Aprilia.
Alla luce degli scandali successi e smascherati nella capitale, i cittadini dell’area pontina temono che si possa verificare nella propria zona un bis dei misfatti commessi a Roma.
A tal proposito è intervenuta l’Assessore all’Ambiente ed Ecologia, Alessandra Lombardi, che ha voluto rasserenare gli animi della cittadinanza apriliana, che in questo momento iniziavano ad essere fin troppo bollenti.
Dalla sua spiegazione si è evince che il processo che porta alla raccolta degli abiti usati è un elemento che si svolge nella più totale trasparenza:
“Con i fatti di tipo la ditta appaltatrice non centra assolutamente nulla, qui è tutta un’altra storia. La riunione che si è svolta questa mattina era unicamente finalizzata a promuovere ed organizzare la raccolta porta a porta degli abiti usati nelle zone in cui ancora tale metodologia risulta non essere operativa; a partire dal prossimo martedì infatti verranno distribuiti dei volantini informativi ed inizieranno ad essere raccolti gli abiti.
La ditta è chiamata “Vintage” ed è stata fondata a San Severo in Puglia, nella provincia di Foggia, ergo tutta un’altra zona rispetto all’area coinvolta negli scandali di quest’ultimi giorni. E vorrei sfatare anche le voci ricorrenti secondo le quali una buona parte delle cittadinanza non sarebbe soddisfatta dell’introduzione di questa novità, ma anzi, dai dati in nostro possesso, risulta l’esatto opposto di tutto questo.
I dati provenienti dai social network sono una campionatura priva di qualsiasi certezza e regolamento statistico effettivo, e il fatto che i contenitori adibiti alla raccolta degli indumenti siano sempre pieni testimonia invece un’alta adesione ed un’alta approvazione da parte dei cittadini.”
“Il ciclo degli abiti usati della società “Vintage” si svolge in maniera chiara – prosegue l’Assessore Lombardi – quella percentuale di abiti semi-nuovi ed in ottimo stato vengono rivenduti a prezzi popolari ad un mercato dell’usato situato nei paesi dell’est Europa, in un circuito limpido e dichiarato alle istituzioni, il quale ovviamente si differenzia in maniera netta dalla Caritas e dalle associazioni di volontariato.
I capi che invece versano in pessimo stato e sono quindi inutilizzabili vengono smistati ad aziende ed enti che si occupano di pratiche quali ad esempio l’imbottitura di sedili per autoveicoli. I materiali di scarto che avanzano da questo processo vengono irrimediabilmente inceneriti.
Ribadisco ancora una volta che il tutto è effettuato in maniera trasparente ed a scopo di lucro, quindi le differenze con la Caritas sono proprio queste; tutti i prodotti scartati che non finiscono nei cassonetti ma che vengono raccolti negli appositi contenitori, rappresentano un risparmio netto in quanto non ne va pagato lo smaltimento.”
“Per evitare le tristemente note scene in cui persone nullatenenti si prodigano per accaparrarsi gli abiti scartati all’interno dei secchioni – insiste l’Assessore all’Ambiente – è entrata in vigore la già citata raccolta porta a porta la quale permetterà una riduzione dei cassonetti, fino ad arrivare ad una quasi eliminazione totale degli stessi nella zona interessata. Un’altra opzione sarebbe quella di educare alla decoro urbano.”
Melania Orazi