Torniamo a chiedere con forza, visti i recenti fatti di cronaca accaduti a poca distanza dalla nostra città, che l’Amministrazione faccia partire l’iter necessario per l’installazione di impianti a circuito chiuso nelle strutture sensibili ricadenti nella sua giurisdizione. Ci riferiamo in particolar modo agli asili, strutture per disabili e anziani. Dopo essercene occupati nei mesi caldi della campagna elettorale e avendolo fatto in assoluta solitudine, torniamo a farlo con ancora maggiore consapevolezza di essere nel giusto.
Prendendo le mosse dal dettato del ddl 2574 che nella scorsa legislatura è stato “affondato”, ma che verrà riproposto poiché diverse forze politiche hanno dimostrato la volontà di agire in tale senso. Inoltre, dopo il sostanziale “via libera” da parte dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che ha sostanzialmente ammesso che la previsione di sistemi di videosorveglianza all’interno delle strutture, previsti dalle proposte di legge, può essere un valido strumento di prevenzione e di contrasto. Solo però se affiancato ad altre misure, in particolare a sistemi di formazione del personale e a una sistematica raccolta di dati che, dando la fotografia del fenomeno, consenta interventi di prevenzione.
La videosorveglianza consente di contrastare e prevenire gli abusi di natura psicologica oltre che quelli fisici. Ciò attraverso sistemi con immagini cifrate a circuito chiuso, con accesso consentito solo su autorizzazione dell’Autorità giudiziaria e visionabili solo da personale debitamente autorizzato. Oltre che per i soggetti più deboli come anziani e bambini, le telecamere sono una tutela anche per quei tanti professionisti che da queste tristi vicende di cronaca rischiano di essere equiparati a quei mostri, che andrebbero messi in galera e buttata la chiave! Ovviamente l’installazione verrà fatta dopo un consenso collettivo delle rappresentanze sindacali, che siamo certi non tarderà ad arrivare, poiché chi non ha nulla da nascondere non ha paura delle telecamere.
A tal fine chiediamo che l’Amministrazione convochi subito i sindacati e faccia un passo concreto. Una iniziativa di questo genere può rasserenare gli animi e porre fine al clima di sospetto e di paura, in cui tanti genitori e familiari sono caduti per via di poche mele marce. Per porre fine a questo fenomeno vile e vergognoso, servono provvedimenti seri e il pugno di ferro, utilizzando la tecnologia e adattandola alle esigenze dei più deboli.
Inoltre APL intende portare avanti una campagna volta all’utilizzo di test sia di valutazione attitudinale che psicologici, per tutti coloro che lavorano nelle strutture operanti nel nostro comune. E’ necessaria oltre la “repressione” dei fenomeni di violenza anche la “prevenzione”, eliminando tutte le potenziali cause del cosiddetto burn-out ogni volta che i soggetti sono bambini, disabili e anziani.
Anche le case di riposo e i centri disabili sia diurni che residenziali sono strutture sensibili, da dotare di queste tecnologie e investire di un’opera di formazione forte che aumenti il livello di professionalità di chi vi opera e impedisca la presenza di chi è violento e inadatto. Questa è lungimiranza e amore per la propria terra. Essa è fatta anche e soprattutto di chi è più indifeso e merita attenzione e rispetto.