Il 9 febbraio scorso è iniziato il corso di Arteterapia presso il centro diurno Raggio di Sole.
L’iniziativa dell’AGPHA (Associazione Genitori Portatori di Handicap) ha riscosso subito un grande successo tra gli ospiti della struttura.
Nessuno infatti rispetta l’orario di chiusura del corso, previsto (in teoria) dalle 15 alle 17 di ogni giovedì.
Ognuno dei ragazzi chiede sempre
“posso farne un altro?”
Segno evidente della loro passione e del loro apprezzamento per l’iniziativa.
E probabilmente anche per la loro insegnante, l’artista Marilena Riezzo.
Acquarellista ed arteterapista, la Riezzo è il motore dell’iniziativa:
“L’obiettivo – spiega l’artista – è combattere il “non poter fare”.
E poi vincerlo.
Abbiamo iniziato questo percorso sulla spazialità bendati.
Non poter utilizzare gli occhi serviva come primo passo per acquisire fiducia gli uni verso gli altri, perché bisognava farsi guidare.
Una volta conquistata la fiducia reciproca, si è potuto procedere con il mettersi in gioco.
Inizialmente i “non riesco” erano tanti.
E altrettanti erano i miei “proviamo insieme”.
Piano piano l’attenzione nel lavoro è cresciuta, l’impegno dei ragazzi è stato eccezionale.
L’Arteterapia – continua Marilena Riezzo – serve ad acuire la coscienza di sé e di ciò che si fa.
Serve consapevolezza, precisione ed attenzione in questo tipo di lavoro.
Ma è anche un notevole mezzo di socializzazione“.
Il progetto, come detto, è iniziato da poco, ma si guarda già a quali potrebbero essere i prossimi passi.
La responsabile ha già qualche idea:
“Mi piacerebbe creare un gruppo misto di disabili e normodotati.
Sarebbe importante per gli ospiti della comunità potersi confrontare con una realtà diversa.
Così come lo sarebbe anche per gli altri partecipanti.
In ogni caso – conclude l’arteterapista – il prossimo step sarà l’introduzione della storia dell’arte“.
Sul cartellone posto all’interno della sala dedicata al laboratorio di Arteterapia, campeggia anche la scritta “Mollette Rosse”.
Il gruppo di lavoro, infatti, ha scelto una propria denominazione.
Come una squadra.
Tutti i ragazzi si sentono parte di qualcosa, sono tutti uniti da qualcosa.
In questo caso dall’arte.
“Come ti chiami?”
è la domanda della Riezzo.
“Mollette Rosse!”
la risposta di ognuno dei ragazzi.
“I primi tempi – spiega l’artista – non avevamo abbastanza materiale.
Allora, per tenere i fogli, ho preso delle mollette e le ho dipinte di rosso.
Poi ho pensato meglio a quello che potevano simboleggiare.
L’unione, l’aiuto reciproco, il tenere insieme qualcosa a cui tutti teniamo.
All’inizio eravamo in dieci, poi purtroppo uno dei ragazzi è venuto a mancare.
Ma la sua molletta è ancora lì.
A ricordarci la sua presenza, anche se non si parla più di quella fisica”.
Il corso di Arteterapia ha creato un legame ancora più saldo tra questi ragazzi.
Un legame che nulla riesce a spezzare.
di Anna Catalano e Massimo Pacetti
Innanzitutto grazie per magnifico articolo…da parte mia e dalle “Mollette Rosse ” ma…tengo a precisare che non sono psicologa…ma un’arteterapista..
Spero… che in futuro possiate regalarci di nuovo una vostra visita per condividere altre esperienze dai ragazzi …