Il Tribunale dei Diritti del Malato torna a farsi nuovamente sentire e questa volta lo fa con il bilancio del servizio pubblico sanitario di Aprilia relativo all’anno 2019. Tante le lacune evidenziate nel comunicato del TDM, che parla di conti in rosso e di servizi mancanti. Nella prima parte vengono citate le integrazioni utili e necessarie per un miglioramento del servizio offerto ai cittadini.
Ad ogni modo, però, il bilancio 2019 chiude in rosso. I motivi? lunghi tempi di attesa per visite specialistiche, mancanza di personale medico, infermieristico e amministrativo, strumenti diagnostici insufficienti o da sostituire, inesistente un impianto radiologico per permettere TAC, Risonanze Magnetiche, Pet.
Dal canto loro, gli operatori fanno del loro meglio, ma “non solo non si è riusciti a colmare i vuoti sulle specialistiche presenti, quali la cronica mancanza di Neuropsichiatri, Assistenti Sociali, Psicologi e Pediatra, che di fatto hanno quasi azzerato il servizio di Neuropsichiatria Infantile e creato difficoltà operative ed assistenziali al solo Consultorio presente nel nostro territorio, ma non è stato possibile neanche rimpiazzare il personale che per raggiunti limiti di età è andato in pensione!” L’intento di risolvere il problema della scarsità di infermieri attraverso il reperimento di nuove figure infermieristiche per arginarne la carenza ha risolto solo in parte la difficile situazione. Infatti mancano ancora all’appello almeno quattro unità.
Come si legge nel comunicato diramato dal TDM, “Altra nota dolente è il fatto che per alcuni di questi infermieri (tra l’altro attori principali del progetto +Vita), che attualmente non sono stabilizzati, il prossimo anno scadrà il periodo di permanenza e saranno trasferiti in altre realtà. Di conseguenza si ricomincerà da capo e quel tanto importante, se non fondamentale, rapporto di fiducia che nel frattempo si è venuto a creare tra i pazienti con cronicità che sono stati presi in carico e operatore sanitario sarà tutto da ricostruire.
Inoltre la gestione sia dell’acquisto di nuovi strumenti diagnostici necessari agli specialisti sia della riparazione di quelli in uso, talvolta obsoleti e senza parti di ricambio, è tutta da riprogettare: procedure lente e farraginose, tanto che in alcuni casi si è stati costretti ad interrompere il servizio.
Il 2020 sarà l’anno della verifica, dopo l’inversione di tendenza proclamata dalla Regione Lazio che ha preso atto della necessità di rilanciare la sanità territoriale e dopo la fine del commissariamento. La maggiore disponibilità di fondi e la conseguente assunzione di personale e acquisto di strumenti dovrebbe far volgere in attivo il bilancio anche della sanità del nostro territorio. Ma per questo è necessario anche creare procedure snelle e veloci, indispensabili per far ripartire la sanità pubblica.
Non meno importante, anzi determinante per raggiungere gli obiettivi, è il cambio di gestione del personale sanitario tutto, attraverso la formazione in itinere per un coinvolgimento responsabile, sponsorizzando e pretendendo un lavoro in team. E’ risultato evidente che nei casi in cui, anche per necessità, gli operatori si sono organizzati autonomamente in equipe, con rispetto sia della funzione che della persona, si stanno raggiungendo risultati eccellenti, come nel caso del progetto +Vita.
Ebbene, queste pratiche dovrebbero essere esportate anche in altri contesti e diventare la norma. E’ ora di ridare dignità al personale che ogni giorno opera al servizio dei cittadini, purtroppo talvolta anche in condizione di stress e di pericolo per la propria incolumità.”