Le terapie salvavita basate sulle trasfusioni ematiche sono a rischio.
Da mesi, ormai, si parla della cronica carenza di sangue nel Lazio, ma anche il resto d’Italia non è messo bene.
“Lazio, Abruzzo e Basilicata – fanno sapere dal Centro Nazionale Sangue – sono le Regioni che hanno segnalato le maggiori criticità.
Insieme a Sicilia e Sardegna che hanno un fabbisogno particolarmente elevato a causa della presenza di numerosi pazienti”.
La preoccupazione maggiore riguarda le terapie per malati cronici e quelle salvavita.
Come infatti sottolinea il Direttore del Centro Nazionale Sangue, Giancarlo Maria Limbruno:
“Per un paziente leucemico servono otto donatori a settimana.
Le talassemie e le altre emoglobinopatie assorbono circa il 10% delle unità raccolte sul territorio nazionale.
Anche gli interventi chirurgici sono a rischi.
Ad esempio, per un trapianto cuore-polmoni possono essere usate fino a 30-40 sacche di sangue.
In questi ultimi mesi in diverse occasioni – continua Liumbruno – le Regioni con capacità di produzione maggiore non sono riuscite a rispettare gli accordi programmati all’inizio dell’anno per fornire sangue a quelle con carenze croniche“.
L’unica speranza è che anche donatori non abituali inizino a dare il proprio contributo.
Anche perché la situazione sta diventando ogni giorno più insostenibile:
“Il 4 luglio – secondo i dati del CNS – si è registrata la carenza maggiore, con richieste inserite per 1130 unità.
Ma in molti altri giorni si è superata quota 1000.
Di contro, le eccedenze non hanno mai superato quota 160“.
di Massimo Pacetti