La psicoterapeuta, Tonia Montefinese, legge e racconta ChiccoDesiderioFelice, la favola di Cinzia De Angelis.
Questa conchiglia è servita a stimolare, di volta in volta, quel che sono, quel che so, quel che ignoro”.
Con queste parole Paul Valery, nel suo “L’uomo e la conchiglia”, poetizza su un oggetto a noi caro perché caro lo è, perché archetipico e perché incarna il nostro umano e spontaneo agire verso la conoscenza attraverso ciò che si nasconde nelle forme belle e sinuose che non possono che far risuonare in ognuno di noi la propria infanzia. In questo modo, la favola di Cinzia De Angelis è la conchiglia bella attraverso cui esplorare le emozioni felici delle mamme ma anche le paure e i desideri dei bambini speciali, anzi, come dice un mio piccolo paziente, le “più speciali”.
La storia di Chicco è la storia di come nascono tutti i bambini, nel desiderio ammantato di felicità di ogni mamma e come tutti i Desideri Felici anche Chicco è nato in cielo e aspetta di essere condotto dalla sua cuoredimamma. Un sorriso di luna piena e uno sguardo di mare deliziato si aprono sul racconto di questo piccolo che, ancora seme, confrontandosi con altri piccoli semi come lui, si accorge di essere “diverso” e per questo, lasciato in sospeso, impigliato ad un ramo di stella, attendendo che la sua mamma lo chiami a sé in modo nitido e deciso.
E come quando da ogni conchiglia viviamo il mare, da questa stella egli vive la “strana inquietudine” che accompagna l’attesa che inizi l’avventura nella vita di Gabriele, un bimbo speciale.
Non c’è smarrimento, non c’è angoscia, non c’è vittimismo che condanna un destino infelice.Ci sono invece tra le righe che leggiamo dolcemente come una mamma in attesa ascolta il giungere alla luce del suo piccolo, la leggerezza del tocco di chi i bambini sa ascoltarli prima nell’anima e poi nelle parole. La sensibilità con cui si racconta fa trapelare senza dubbio o perplessità il desiderio di Gabriele: quello di ogni essere umano, sentirsi amato e quindi amarsi.
La memoria si inscrive dapprima nel corpo e nelle sensazioni, definendo codici di lettura delle relazioni umane che poi condizioneranno la vita di ogni essere umano. Ciò che intenerisce e al contempo commuove nell’avventura della vita di Gabriele, è osservare e sentire come in un piccolo corpo si disegnino grandi esperienze quali il legame indissolubile con la madre, il rifiuto del padre, la bellezza dell’amore e lo squallore della derisione. E ciò che ci rimane dentro, alla fine, è il sapore del reincontro, quando si percepisce un’antica sintonia, così familiare come l’atmosfera di questa favola.