Chiuso l’impianto della Rida: il Comune a lavoro per contenere l’emergenza

Dopo la comunicazione di Rida Ambiente, il Comune alla ricerca di soluzioni. Ridurre l’indifferenziato è la prima mossa. L’Assessore Lombardi informerà i cittadini tempestivamente.

L’impianto della Rida a Via Valcamonica per lo stoccaggio dell’indifferenziato è chiuso da oggi.

La nota arrivata dalla Regione Lazio ha imposto la scelta ai vertici della società, che dunque da oggi non effettueranno il servizio di smaltimento dell’indifferenziato.

Inevitabili le ricadute a livello organizzativo nei Comuni colpiti da questa decisione.

Tra cui, ovviamente, rientra anche Aprilia.

L’Assessore all’Ambiente Alessandra Lombardi è al lavoro da questa mattina per riuscire a trovare soluzioni alternative per il conferimento.

Un primo stock di rifiuti è già stato dirottato, dunque almeno per oggi il pericolo di accumulo senza smaltimento pare scongiurato.

Ma già da domani, quando il ritiro dell’indifferenziato riguarderà le attività commerciali della città, potrebbero sorgere gravi problemi.

Il rischio, se le cose non troveranno soluzione rapida, sarà quello di dover interrompere il ritiro per le utenze domestiche.

A questo proposito, lo stesso Assessore invita i cittadini a provvedere con maggiore cura alla differenziazione dei rifiuti.

E, in modo ancora più specifico, ha individuato nella riduzione il modo migliore per scongiurare quella che potrebbe diventare una vera e propria crisi.

La ricerca di una soluzione non sembra operazione semplice, al momento, ma l’Amministrazione assicura di essere impegnata su questo fronte.

Suggerendo ai cittadini di tenere sotto controllo gli organi ufficiali del Comune ed i mezzi di informazione per eventuali nuove comunicazioni.

Il blocco del conferimento dovrebbe iniziare da lunedì, dunque il prossimo ritiro.

La posizione dell’azienda

Pubblichiamo una nota ufficiale pubblicata dalla società Rida Ambiente:

Non siamo la causa di un problema – afferma il patron della Rida Fabio Altissimi -.

Il blocco del conferimento presso il nostro impianto è una scelta necessaria, anche se dolorosa.

Per tutelare un lavoro onesto che dura da anni e sotto gli occhi di tutti coloro che vogliano realmente vedere.

Abbiamo ricevuto una lettera di diffida da parte della Regione Lazio che ritiene che il nostro impianto non stia producendo materiale conforme al conferimento in discarica.

Ovviamente non si capisce come questo sia possibile.

L’Arpa venne nel nostro impianto ben 5 anni fa e tutto risultò in regola.

Nell’ottobre del 2016 siamo stati noi stessi a richiedere nuovi controlli.

Questo per certificare ancora una volta un lavoro, ci tengo a sottolinearlo, che potrebbe essere sotto gli occhi di tutti.

Semmai i vertici istituzionali si degnassero di visitare anche il nostro impianto.

Nella regione abbiamo due impianti in manutenzione, quelli di Malagrotta.

L’impianto tmb di Pontinia è bruciato lo scorso anno, quello di Viterbo la scorsa settimana.

Una situazione questa che, oggettivamente, ha portato a una forte riduzione del conferimento (per Malagrotta siamo nell’ordine di 600 tonnellate al giorno).

L’impianto di Rida non è bruciato e non ha bisogno di manutenzione.

Eppure una singolare congiuntura istituzionale lo sta di fatto ostacolando.

Il problema è che la risposta a questa crisi, la politica, ce l’ha già pronta”.

Altissimi – prosegue il comunicato – si riferisce alla delibera regionale 199/2016.

Che prevede, appunto, un incremento di dieci milioni di metri cubi riservato alle sole discariche esistenti.

Fermare l’impianto di Rida che effettua il servizio di trattamento biologico-meccanico in favore di 66 comuni e di 1.700.000 cittadini laziali ha quindi una sola conseguenza.

Il cosiddetto “sistema alternativo” da mesi predisposto dalla Regione Lazio.

Tanti bei tritovagliatori (sì, proprio quelli che ci erano costati la procedura di infrazione europea perché inidonei ad eliminare la pericolosità dei rifiuti urbani).

E tanti ampliamenti di discariche esistenti più o meno “in deroga” (che possono ingoiare, in barba ai limiti europei, i rifiuti ancora putrescibili che escono dai tritovagliatori)”.

di Massimo Pacetti

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