Sono passati 73 anni da quel 29 aprile 1945, quando i soldati americani entrarono nel campo di concentramento di Dachau e restituirono la libertà a chi vi era imprigionato.
Tra questi c’era il giovane Ennio Borgia, diciottenne che qualche anno dopo si trasferì ad Aprilia.
Entrato in contatto con l’Associazione Un Ricordo per la Pace di Elisa Bonacini, Borgia raccontò la sua storia, la storia del prigioniero numero 69791.
E nel 2012 tornò a Dachau, per partecipare alle celebrazioni in ricordo del giorno della liberazione sua e degli altri prigionieri.
“Mi hanno fatto sentire un eroe”
dichiarò durante il viaggio di ritorno un commosso Borgia.
In quel 29 aprile di sei anni fa, l’ex prigioniero tornò in quella città, in quel campo, davanti alla baracca numero 25.
La sua baracca.
Nello stesso piazzale dove venivano radunati i prigionieri per l’appello ora, una volta l’anno, viene deposta una corona di fiori in loro memoria.
Ad accompagnare Borgia in quel piazzale stavolta non c’erano altri prigionieri, ma la sua famiglia: la moglie Speranza e la figlia Adna.
“Di anno in anno – sottolinea la responsabile dell’Associazione Un Ricordo per la Pace Elisa Bonacini – sono sempre più rari i testimoni di quel periodo, uno dei più oscuri della nostra storia.
Sta a noi nuove generazioni portarne avanti il ricordo, ora più che mai.
Per contrastare intolleranze razziali e odio politico che stanno dilagando ancora pericolosamente nella nostra società”.
di Massimo Pacetti