Ennio Borgia racconta la deportazione ai bambini

La testimonianza alle classi quinte di Via Amburgo.

Emozione, curiosità e, paradossalmente – visto l’argomento trattato – anche ilarità. Sì, perché il signor Ennio Borgia, classe 1927, ha raccontato con sorriso e leggerezza alle quinte A (tempo pieno) B-C (tempo normale) del plesso di via Amburgo del Primo Istituto Comprensivo di Aprilia quella che in realtà fu la terribile esperienza che segnò per sempre la sua vita: la deportazione nel campo di concentramento di Dachau (il primo lager nazista). Gli alunni, che con le insegnanti hanno approfondito il tema in classe e che hanno accolto il signor Borgia con cartelloni e pergamena, avevano già avuto modo di visionare il DVD che documenta la testimonianza di Ennio Borgia realizzato e diffuso da Elisa Bonacini, che lo accompagna ad ogni conferenza e che promuove la sua storia.

Ennio Borgia riceve l’omaggio degli alunni.

Ennio Borgia riceve l’omaggio degli alunni.

Nell’incontro di oggi il signor Ennio ha raccontato la sua vita all’interno di Dachau, dove è stato condotto per una serie di circostanze che hanno fatto sì che le SS lo etichettassero come nemico politico: infatti Ennio partì da Roma nel 1944 a soli 16 anni alla ricerca del fratello costretto ad arruolarsi come aviere dell’Aeronautica militare della neo Repubblica Sociale presso Venaria Reale, ma durante la ricerca fu coinvolto in un conflitto a fuoco tra gli avieri e un gruppo di patrioti monarchici e durante la fuga, per salvarsi, li seguì nel mezzo del caos. Così il signor Borgia visse circa due mesi con loro, e a Sagrado (Gorizia) fu catturato dalle SS che mal tolleravano gruppi di questo tipo, e condotto dapprima a San Sabba a Trieste e poi a Dachau nell’aprile del 1944 col numero 69791. Molte le domande dei bambini, che si sono fatti spiegare come vivevano i deportati, quali compiti svolgevano (Ennio, per esempio, doveva pelare le patate), attenti ad ascoltare il clima di angoscia e paura che il signor Ennio ha descritto senza mai scendere in dettagli troppo raccapriccianti. Come ha più volte sottolineato, Ennio – che si è anche offerto di buon grado di firmare i lavori dei bambini – si fa portavoce di una testimonianza ormai preziosa, per far capire dove l’uomo è arrivato e dove non dovrà mai più arrivare, per mostrare cosa scaturisce l’orrore della Guerra. Una testimonianza, insomma, che non identifica la Giornata della Memoria solo come ricordo dell’Olocausto, ma che si impegna a ricordare anche tutte le vittime non ebree (quindi deportati politici, omosessuali, zingari, malati mentali). Un’occasione, insomma, per poter fare tesoro delle parole di chi l’ha vissuto e che può adesso raccontare apertamente la propria esperienza (infatti, per molto tempo i sopravvissuti erano creduti a stento quando raccontavano gli orrori delle SS). Una grande testimonianza, una grande occasione per poter dire, insieme al signor Ennio Borgia che ce l’ha fatta, che la vita è bella anche dopo il più atroce degli incubi che purtroppo divenne realtà.

Melissa Bucossi

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