“Gli interventi di “messa in sicurezza” che spesso annuncia l’amministrazione sono interventi che non spiegano il reale motivo delle potature da eseguire nei riguardi degli alberi gestiti. Generalmente tale terminologia viene impiegata perché si presenta una condizione di pericolo che dev’essere eliminata, senza dare motivazione alcuna su quale possa essere la ragione scatenante il problema. Gli alberi soggetti alla “manutenzione” sembravano apparentemente stabili, con fronde della chioma che non intralciavano la carreggiata stradale per il corretto scorrimento dei veicoli e la struttura scheletrica della chioma si presentava in linea di massima regolare” spiega l’associazione apriliana Il Bosco Urbano.
“Sarebbe stato sensato eseguire degli interventi di riduzione della vegetazione secondo le corrette pratiche arboricolturali, visti gli interventi di riqualificazione del marciapiede eseguiti in passato, che potrebbero aver recato danni agli apparati radicali dei medesimi alberi. In questo caso sarebbe poi stato necessario effettuare delle analisi di stabilità con prove di trazione per valutare l’effettiva vulnerabilità a schianto di questi. La nostra associazione si domanda dunque quali sono le motivazioni che hanno portato l’amministrazione pubblica ad eseguire, qualora fossero intenzionali, drastici interventi di Capitozzatura. È bene ricordare che la Capitozzatura è dannosa per gli alberi. E’ una pratica che prevede tagli aggressivi su branche di grosse dimensioni. Si tratta di capitozzature quando gli interventi vengono effettuati su branche già di dimensione maggiore ai 5 cm di diametro” spiega l’associazione.
“I risultati che ne derivano sono la riduzione/dimezzamento della durata di vita degli alberi, la suscettibilità ad attacchi patogeni e parassitari che la pianta non è in grado di contrastare e la formazione di nuovi getti vegetativi fortemente vigorosi ma che debolmente si inseriscono sulla struttura dell’albero, e quindi instabili. Il risultato finale non è l’eliminazione di un pericolo ma la produzione stessa del Pericolo. Quelli che vengono invece eliminati sono i Benefici e Servizi collettivi. Seppur la pratica possa sembrare apparentemente poco onerosa, produrrà invece ingenti costi nei prossimi anni e non è un caso se, per tutte queste ragioni sopra indicate, le diverse figure professionali, quali arboricoltori ed agronomi forestali, dichiarano che debba essere una pratica bandita. Quanto sopra espresso è anche dichiarato nell’Art.1 Commi 6 e 7 del Regolamento Comunale del Verde Pubblico e Privato, approvato con D.C.C. n° 78/2010, di cui se ne chiede l’osservanza” denuncia l’associazione.