Questo pomeriggio, presso la sede associativa de “La Palma del Sud“, si è tenuto un incontro di approfondimento legato all’Islam come accezione di pace e percorso che si distacca completamente da coloro che seminano terrore in nome di Allah. I relatori di eccezione sono stati il professor Nourdine Jlasi dall’Università Ez Zitouna di Tunisi e Ridha Saada, membro del comparto delle politiche sociali in seno al Consolato Tunisino in Italia.
Poco prima degli interventi, un sentito minuto di silenzio. “Il terrorismo fa male soprattutto ai paesi musulmani moderati. Purtroppo c’è delinquenza – introduce la presidentessa Sihem Zrelli – che non si deve chiamare Islam, per noi uccidere è assassinio“.
“La pace è nei versetti del Corano, e ci sono tanti modi per dire pace in arabo – introduce il professor Jlasi – ricordiamo le vittime del terrorismo che non fa parte della religione. La religione è rispetto. Questi assassini che distruggono le vite altrui, mostrano immagini che sembrano musulmane, ma mentono. Rovinano i veri musulmani, che predicano pace e fratellanza. Gli attentatori arrivano dal Nord Africa, ma l’origine geografica non c’entra: sono cresciuti in Europa, ma non è nemmeno questo il fattore scatenante. Partendo dal presupposto che tutti i testi sacri hanno stessi temi, ma gli estremismi hanno interpretazioni dissimili: come i sionisti ed il Ku Klux Klan non sono considerati ebrei e cristiani, i membri di Al Qaeda non sono musulmani“.
“I gruppi terroristici si sono insediati solo negli ultimi tempi: anche nella politica maghrebina, nei primi anni ’90, erano presenti partiti di islamici moderati, ma pian piano tutto è cambiato. Molto spesso i gruppi nascono dall’Arabia Saudita, paese che ha potere religioso ma dove c’è mancanza di rispetto del Profeta. Non rispettando il Profeta, rispettano ciò che è comodo. Molti altri territori dovrebbero essere più rispettosi, ma non lo so. Anche la Tunisia non rispetta le leggi del Corano, perciò anche noi siamo nemici per i terroristi. I musulmani sono le principali vittime dell’ISIS, ma i terroristi sono in minoranza. Prima dell’Europa, sono Asia ed Africa ad essere colpite. Questa non è una guerra di religione, ma un modo per far soldi“.