Lo Sblocca Italia è stato bloccato dal Tar del Lazio.
Lo scorso 28 febbraio, infatti, il tribunale amministrativo ha decretato di rimettere alla Corte di Giustizia Europea il giudizio sull’art. 35 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’agosto 2016.
Nello specifico, il ricorso presentato da Isde , VAS, Mamme contro l’inceneritore di Venafro, Mamme 29 agosto di Acerra e Movimento Legge Rifiuto Zero contestava 5 punti del Decreto:
“1) La corretta attuazione della gerarchia di trattamento dei rifiuti;
2) la questione di compatibilità alla Corte di Giustizia UE;
3) la mancata esecuzione della Valutazione Ambientale Strategica V.A.S.;
4) la carenza di istruttoria e l’errata base di calcolo del presunto “fabbisogno residuo” di incenerimento;
5) il contrasto tra la Legge 133/2014 ed il Regolamento europeo 850/2004“.
Le direttive europee impongono ai Paesi membri di ridurre il numero di inceneritori per attuare politiche di riuso e riciclo.
L’art.35 dello Sblocca Italia, al contrario, prevede tra l’altro la
“individuazione del fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati”.
Dunque un aumento del numero di inceneritori che si discosta da quanto previsto da Bruxelles.
“Ora – spiegano i responsabili del Movimento Legge Rifiuti Zero – la battaglia si sposta alla Corte Europea a Lussemburgo.
Con la possibilità di un giudizio di merito che potrà finalmente “fare giurisprudenza” definitiva sull’incenerimento in Europa.
Obiettivo che non sarebbe stato conseguito con il solo annullamento del Decreto citato”.
Solo dopo il pronunciamento della Corte, il Tar tornerà a dibattere sulla vicenda, stante la decisione dello stesso tribunale di sospendere la propria sentenza fino all’ufficializzazione della sentenza europea.
di Massimo Pacetti