“Lunedì 4 novembre, nella sala Manzù della Biblioteca comunale di Aprilia, per pochi privilegiati, si è aperto un mondo o, meglio, si è chiuso il cerchio criminale di predazione del modello capitalista e colonialista occidentale, con la testimonianza di Gabriel Marrugo, originario delle foreste del Chocò. Abbiamo scoperto che prima dell’arrivo dei governi “pilotati”, la Colombia era popolata da centinaia di “tribù” originarie, con idiomi tutti diversi, ma nel cuore lo stesso sacro rispetto per “ciò che sostiene la Vita” (Natura). La loro forte spiritualità nonviolenta li fa essere un corpo unico, che si frappone tra la foresta e i mitra: loro sono foresta, sono fiume, sono oceano, montagna, giaguaro, bradipo, ara, inia, lontra, caimano, anaconda, aria, vento…sono esseri inscindibili dell’ecosistema amazzonico, se ne prendono cura, lo amano, lo rispettano, lo pregano.
I nativi lo SANNO, noi “civili” non ci arriviamo. Arriviamo, invece, con le multinazionali e i narcotrafficanti, che armano i paramilitari, che deportano i popoli originari o li trucidano, distruggono e incendiano il loro mondo, strappano l’anima alle loro terre ancestrali, e predano organi umani, oro, platino, carbone, legname, coca, … lasciando, dietro le rotte dei loro miliardari traffici verso Panama, solo morte, distruzione, desertificazione. E tutto questo non si deve sapere, per questo uccidono ogni anno centinaia di attivisti. Non si deve sapere che esiste un nesso diretto fra noi, i nostri consumi e la loro tragedia: tutta la cocaina consumata nella sola area dei Castelli Romani rende talmente, da consentire a chi la smercia di aprire 2 centri commerciali l’anno. Non si deve sapere che la pilotata guerra in Ucraina, che ha interrotto le forniture energetiche russe, ha decuplicato la richiesta di carbone colombiano, distruggendo completamente l’ecosistema forestale della penisola più a nord della Colombia, per farne una miniera a cielo aperto di carbone, grande quanto il Lazio. Non si deve sapere che interi villaggi nella foresta ogni giorno sono distrutti per lasciare spazio a piantagioni di coca, banane, miniere d’oro e di platino, segherie. Né si deve sapere che le pure e sacre acque che attraversavano la foresta ora sono contaminate e avvelenate, rese sterili canali di scarico.
Sovrapposto a tutto questo, si aggiunga l’effetto dei cambiamenti climatici innescati dall’inquinamento dei paesi industrializzati, che, stravolgendo gli equilibri naturali delle foreste con gli eccessi di siccità, di alluvioni, di tifoni, le sta portando ad emettere più CO2 di quanta ne sequestrano. Invece, ora SAPPIAMO quanta distruzione e quanto dolore possiamo procurare altrove per i nostri “sfizi” e possiamo decidere se continuare ad arricchire le lobby e i cartelli o salvare il Pianeta Terra. Ai GUARDIANI DELLE FORESTE colombiane non resta che difendere “ciò che sostiene la Vita” con il solo scudo dei loro corpi disarmati. A noi, invece, il compito di scegliere consumo etico e di riforestare.”