La “complessa vicenda del confine orientale”:
«1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. E’ il primo articolo (dei due) della legge 30 Marzo 2004 n.92 che ogni anno ci invita a rinnovare la memoria della tragedia, l’orrore delle Foibe in quelle terre del “confine orientale”, terre multietniche e multiculturali, oggetto di occupazioni, opposti nazionalismi e odi reciproci. Territori che hanno visto poi, nel dopoguerra, l’esodo di centinaia di migliaia di persone costrette ad abbandonare le loro case. Ma poi la legge ci invita anche a considerare il contesto in cui questi drammi collettivi si inseriscono, evitando il rischio, che in questo caso ogni anno purtroppo si ripresenta, dell’uso strumentale della Storia, della tentazione di piegarla dalla propria parte politica, fino ad arrivare anche a frequenti crisi diplomatiche con i nostri Stati confinanti, la Slovenia e la Croazia, provocate da nostri politici anche di alto livello di responsabilità (come avvenne nel febbraio nel 2019 ). Dagli anni ’20 (Trattato di Rapallo), per non andare più indietro, in quei territori, il fascismo (il fascismo di frontiera) ha dato prova di brutale violenza già nei primi anni della sua organizzazione, allo scopo di snazionalizzare le minoranze slovene e croate e assoggettarle al regime, obbligando le persone a italianizzare i cognomi (e non sfuggì neanche la toponomastica), vietando di parlare la loro lingua, rinchiudendo in campi di internamento refrattari o antifascisti. Poi nel ’41 arrivò l’aggressione, l’occupazione, l’annessione di intere province slovene, croate, montenegrine e dalmate da parte del fascismo e nazismo insieme. Nel ricordare, come è necessario, il terribile dramma delle foibe si rimuove anche la realtà degli anni 43-45. Non si tiene conto, in questa malsana pratica di semplificazione della storia, delle durissime condizioni a cui furono sottoposte le popolazioni con l’obiettivo finale di abbattere ogni resistenza e di annettere in via definitiva questi territori al grande Reich. Le violenze e gli eccidi che vengono perpetrati dall’esercito tedesco con la complicità delle “bande nere” di Salò fu spietato. I campi di concentramento anche sul suolo italiano sono tristemente noti. Da anni l’Anpi promuove su questo tema, con Conferenze e Convegni su tutto il territorio nazionale, una più corretta lettura della Storia senza voler disconoscere o giustificare l’orrore delle foibe e la tragedia dell’esodo, che sono fatti indiscutibili e reali, ma che vanno compresi nell’ambito degli altri orrori e delle altre tragedie, perché tutto è concatenato e concausale in quei luoghi e in quel tempo. Siamo consapevoli che solo questo sforzo di onestà intellettuale e studio delle fonti permetterà, pur nella libertà delle interpretazioni, di rendere il dovuto omaggio a tutte le vittime e, come invita la legge, di conciliare le memorie. Nel 2019 è stato pubblicato da Irsrec (Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia) il Vademecum per il Giorno del ricordo, che comprende il Rapporto finale della Commissione storico – culturale italo – slovena. Un libretto di poche pagine ma tanto utile quanto scorrevole e, soprattutto, convincente per l’uso delle fonti. E’ uno strumento abbastanza valido, fondato su studi seri per chi vuole documentarsi e non dire sciocchezze sulla “complessa vicenda del confine orientale”. Come spesso capita, le persone purtroppo, in genere, non fanno alcuno sforzo di comprensione, preferiscono attestarsi sulla semplificazione e farsi trascinare dalla polemica politica vacua e approssimativa. E allora serve anche qui l’esempio dei politici che aiuta a un maggior rigore delle analisi. Un impegno anche morale, io credo. Un gesto storico. Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor si tengono per mano a Trieste davanti alla foiba di Basovizza. Restano un minuto in silenzio così, sotto il sole di luglio… È qui che va in scena questa riconciliazione, perché come ha detto Mattarella “la storia non si cancella, possiamo coltivarla con rancore, oppure farne patrimonio comune nel ricordo”. In Prefettura poi è stato firmato un Protocollo di intesa che restituisce il Narodni Dom (Casa del Popolo) – incendiato da avanguardie squadriste il 13 luglio 1920 – alla minoranza slovena in Italia. È un risarcimento che arriva dopo cent’anni. “Le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano” ha ricordato Mattarella. (Fonte La Repubblica 13 Luglio 2020).
Filippo Fasano, Anpi “Vittorio Arrigoni” Aprilia