Firmato oggi l’accordo tra la Direzione Aziendale di Abbott srl e le segreterie provinciali di Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec Uil di Latina unitamente alle RSU dello stabilimento di Campoverde e la RSA di San Donato Milanese, sulla mobilità aperta dalla multinazionale americana per settantuno lavoratori. Di questi settantuno lavoratori, quarantuno sono appartenenti alla sede di Campoverde di Aprilia e trenta fanno parte dell’Unità Operativa di San Donato Milanese. Quest’ultima sarà chiusa e le sue funzioni trasferite a Roma insieme alle persone che decideranno di spostarsi dall’apertura Lombardia ed alcune provenienti da Campoverde. Oltre a questi lavoratori,l’accordo prevede l’uscita per coloro che hanno i requisiti per agganciarsi alla pensione ed una serie di incentivi per chi deciderà di lasciare volontariamente l’azienda.
L’accordo è stato piuttosto complicato perché della mobilità è nata dalle esigenze legate ad una riorganizzazione a livello mondiale che sta interessando la Compagnia da alcuni anni e che quindi lasciava pochi margini di manovra alle trattative. L’intesa ha fatto registrare una comune volontà di intenti tra azienda e sindacato, nell’ottica di sostenere nel migliore dei modi coloro che sarebbero stati costretti a lasciare il lavoro, con incentivi che vanno dai tre ai cinque anni di stipendio da unire alle competenze di legge, ai contributi previdenziali ed agli ammortizzatori sociali per tutto il periodo di mobilità.
E’stata espressa soddisfazione dal Sindacato Confederale che, attraverso Roberto Cecere della Femca Cisl, Walter Cassoni della Filctem Cgil e Luigi Cavallo della Uiltec Uil, sottolinea l’importanza del risultato raggiunto che dimostra come relazioni sindacali avanzate ed un sindacato autorevole portino ad accordi di spessore.
“Un’intesa che, in questo caso, – commenta Roberto Cecere – riposiziona un’unità produttiva laziale in un settore, come quello della farmaceutica, in continua evoluzione che, fino ad oggi, si è riusciti a contenere con accordi seri e responsabili. Rimane certo l’amarezza di vedere un’altra multinazionale lasciare il territorio pontino per spostarsi a poche decine di chilometri nell’area romana, togliendo comunque valore aggiunto alla nostra economia”.