Un futuro nemmeno tanto prossimo, quello immaginato da Lorenzo Martinelli.
Lo studente del Liceo Meucci di Aprilia, al Concorso di Scrittura Creativa concluso lo scorso mese, ha immaginato di vivere nell’anno 3259.
Un’avventura coinvolgente, un giallo ambientato in un mondo molto diverso dal nostro.
Ecco il suo racconto, intitolato KT233:
Mi ero appena svegliato quando un piccolo raggio irradiò la mia casa. La luce fioca del sole, oramai quasi al termine della sua vita di stella, filtrava dall’enorme cupola che ricopriva Londra. In questi duemila anni il nostro pianeta e il nostro sistema solare erano cambiati in maniera drammatica. Oggi, il 24 Marzo del 3259 la vita sulla terra era diventata pericolosa per noi essere umani visti i numerosi gas tossici liberati nell’atmosfera negli anni precedenti. Ogni città era rinchiusa in delle enormi cupole e a dividerle c’erano solo chilometri e chilometri di campagna: buia, vasta, desolata e tossica.
Io sono Artur MacConnery, detective della New Scotland Yard. Quella mattina, indossai la mia giacca di pelle, oramai contrita dal passare delle stagioni e mi recai in ufficio. Quella mattina fui convocato dal capo della polizia: c’era stato un omicidio. Un certo, Marck Griffin, fautore del movimento contro i robot era stato ucciso. Negli ultimi anni i robot erano entrati in maniera preponderante a far parte della società e la popolazione cominciava a dare segni di sofferenza alla loro presenza. A Scotland Yard ce ne era uno solo: Jtommy, l’automa del capo della polizia: aveva un ruolo marginale ma la sua presenza nel distretto aveva creato molte polemiche.
Mi recai sul luogo del delitto: era fuori città, in un vecchio deposito di robot, nella Campagna. Una chiazza rossastra ricopriva il pavimento .Le finestre erano chiuse ermeticamente , la porta serrata: nessuna via di uscita, nessuna impronta. L’arma del delitto scomparsa, ma dall’autopsia risulta essere un cacciavite meccanico. Ora del delitto: 2:00 pm. Orario insolito, luogo insolito, vittima insolita. Era organizzato nei minimi dettagli, pensai, non era sicuramente stato un delitto passionale. Ma allora perché proprio lui , perché in quel luogo e a quell’ora : chi mai si sarebbe mai avventurato lì.
Quella notte non riuscii a dormire: I dubbi mi assalivano, interrompendo il mio sonno. Il giorno dopo mi sveglia di buon ora, e mi recai direttamente sul posto di lavoro di Griffin. Era una piccola fabbrica di lieviti, fuori città. La struttura era vecchia e malmessa , logorata dal passare del tempo. Il contrasto tra il centro di Londra, nuovo, tecnologico , più futuristico di quanto si immaginasse anni fa ; e le periferie della città , cadute in rovina sotto l’imponente crescita di una metropoli come Londra, era evidente .Entrai nello stabilimento: l’odore acre del lievito invadeva quella piccolo struttura, rendendo l’aria impossibile da respirare. Il responsabile, capo di Griffin :Basso, con I capelli brizzolati. Era un uomo sicuro di sé. Mostrò una alterigia costante durante la conversazione, che mi infastidì molto, tantoché gli feci poche domande così che potessi chiudere la conversazione. Feci qualche domanda ai colleghi di Griffin: dissero che in quel periodo era molto teso, preoccupato, perché diceva di essere in pericolo. Uscii dalla fabbrica con ancora più dubbi e mi recai, di nascosto nel appartamento della vittima :si trovava nel quartier 16b ,in un capzioso vicolo accanto ad una biblioteca. La casa era pulita, niente era fuori posto. Tutto ordinato minuziosamente. Il suo computer era sulla scrivania, così decisi di controllarlo: aprii la casella di posta. L’ultima mail recitava così: ci vediamo alle 2:00 pm , nella campagna , vicino al deposito. Firmato: Amys Crowe ! Il braccio destro di Griffin, colui che aveva combattuto ogni battaglia al suo fianco era ora pronto ad ucciderlo. Uscii di casa , fiero di me e del mio lavoro ,aprii la porta e mi ritrovai davanti proprio Crowe! Accanto alla figura imponete dell’uomo però, nella penombra del pianerottolo, notai un’altra sagoma:immobile ….. Un Robot ! Crowe mi aveva teso una trappola, e aveva preceduto ogni mia mossa. Mi condusse , con quel suo sorriso beffardo sulla faccia in una piccolo casa vicino la fabbrica di lievito. Mi narcotizzò e quando mi svegliai avevo il cacciavite, lo stasso usato per uccidere Griffin puntato alla gola. L’aria, gelida come durante una tempesta, fu spezzata dalle parole di Crowe: “Ebbene sig. MacConnery è caduto nel mio tranello.” Il discorso fu interrotto da una fragorosa risata. “Perché sono qui” urlai io con rabbia: “Perché lei è l’unico a sapere la verità, e non voglio che la verità venga a galla. Quello stolto di Griffin era pronto a collaborare con il governo, vanificando tutti I miei sforzi in questi ultimi anni”.
“Ma nessuno si azzarderebbe avventurare a quell’ora nella campagna, come ha fatto a convincerlo ad arrivare li?” Beh, è stato la parte più facile “ disse , rivolgendo lo sguardo al robot: ”Lui è KT233, l’unico robot capace di soddisfare I miei bisogni di potere : l’unico capace di uccidere la persona più vicina a lui, soltanto pronunciando una parola ”Ecco perché non c’erano impronte sul luogo del delitto, pensai. “Ma, allora lei non vuole che I robot siano eliminati” commentai; tutta la storia dell’organizzazione era una copertura: lei voleva solo arrivare al potere, e Griffin si era rivoltato, minacciando di spifferare il suo piano al governo”. “Sagace il detective” commentò “sarà ancora più bello ucciderti”
Andò nell’altra camera, prendendo un altro cacciavite, ed io ebbi il tempo di ragionare: quale poteva essere la parola d’ordine. Tornò dopo alcuni minuti: cominciai a sudare freddo il buio avvolse la stanza vicino, i passi di Crowe si fecero più intensi, mentre ero alla ricerca di quella parola d’ordine, l’unica mia via di salvezza.
Crowe entrò nella stanza, cominciò a programmare il robot per uccidermi e … “POTERE” urlai : il robot si mosse dal suo angolo buio , uccidendo Crowe. Ordinai al robot di slegarmi e mi diressi in distretto con lui. Ormai il sole era già alto. Raccontai tutto al capo della polizia , mostrandogli le registrazioni del robot.
Tornai a casa esausto , mi gettai sul letto e chiusi gli occhi , lasciandomi trasportare da bellissimo sonno ristoratore.