Piccola editoria e giovani autori, un aiuto dalla Regione

Il bando è rivolto alle Micro e le Piccole Imprese editoriali del Lazio

La Regione dà una bella opportunità alle case editrici più piccole e indipendenti perché possano crescere e far conoscere il loro lavoro.

Un contributo per partecipare al Salone internazionale del libro di Torino, che si terrà a maggio. L’obiettivo è quello di promuovere e valorizzare i giovani autori e sostenere le imprese del territorio che vogliono partecipare alla fiera.

Un bella opportunità per le piccole case editrici. Il bando è rivolto alle Micro e le Piccole Imprese editoriali del Lazio con almeno una sede operativa in regione e iscritte prima del 01/01/2013 al Registro imprese della CCIAA. Le case editrici interessate devono dimostrare di avere come attività prevalente l’editoria e di aver pubblicato un minimo di 5 novità editoriali nel 2014.

Più valore ai giovani autori sotto i 35 anni. Gli editori dovranno impegnarsi a portare, esporre e valorizzare al Salone Internazionale del Libro di Torino almeno un’opera di un giovane autore con età inferiore ai 35 anni al momento della presentazione della domanda. Altrimenti dovranno avere almeno uno dei soci della casa editrice di età inferiore ai 35 anni.

A disposizione risorse per 60mila euro. Ogni impresa potrà ottenere un contributo massimo di 2mila euro con cui coprire i costi per lo stand e l’allestimento.

C’è tempo fino al 16 marzo 2015 per partecipare. Il Legale Rappresentante dell’impresa editoriale dovrà registrarsi sul portale internet di Lazio Innova e inserire i dati minimi richiesti nel Formulario on line. Tutta la documentazione dovrà essere inviata entro lo stesso termine, attraverso posta elettronica certificata all’indirizzo ssl@pec.lazioinnova.it.

Il premio è un contributo economico per affrontare le spese di partecipazione al Salone del Libro di Torino. Ma non si tratterà soltanto di soldi– lo ha detto Lidia Ravera, assessore alla Cultura e Politiche giovanili- faremo spazio nel nostro Stand ad autori e editori indipendenti, perché possano far conoscere il loro lavoro. In questo modo il Salone manterrà la sua vocazione pluralista, la crisi economica non costringerà i meno forti a restare a casa. La bibliodiversità sarà, ancora una volta, garantita”.

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